Così è se vi pare: le 50 cose che ricorderò

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QUALCOSA DI PERSONALE

Pirandello ne farebbe un capolavoro di intrecci, ribaltamenti di prospettiva, ci tirerebbe fuori l’assurdo e il grottesco. In cammino ne capitano di cose da raccontare. Ma io non sono che una cronista (questo è il diario quotidiano, lo trovate anche in fondo alla pagina. Poi ho scritto anche qualcosa qui) e, per farla ancora più breve, qui metto un elenco delle cose che più mi ricorderò del viaggio con i Compagni di Cammino in Sicilia.

1.Il comitato di accoglienza di Donatella e Massimo all’aeroporto di Palermo. 2.Raffaella e il suo B&B Piccola Sicilia. 3.La Libreria del Mare di via Cala. 4.Luigi Nacci in versione apparizione sulla cupola del soffitto della libreria. 5.Rivedere a Messina i Compagni di Cammino a un anno dal mio primo viaggio con loro. 6.Renato Accorinti, sindaco con anima. 7. I sentieri neri alla Casa di paglia Felcerossa. 8.Il minestrone con lo zenzero. 9.Le mele dolcissime. 10.La prima notte in sacco a pelo nella casa di lava.

11.I furgoni di Nanni e Antonio. 12. Nanni e Antonio, i problem-solver. 13. Oriana, che appariva e scompariva. 14. Maurizio, di Oltre l’Orizzonte, di una tenerezza infinita. 15. Scendere a piedi dall’Etna fino al mare. 16.La ferula. 17.I gelsomini giganti. 18.Camminare sulla sabbia con gli scarponi. 19.Il non guado dell’Alcantara. 20.I giochi senza frontiere fra le villette di Giardini Naxos.

21.La camera con vista a Mazzarò. 22. Le villette a schiera di cemento pieds-dans-l’eau. 23.La granita di Sant’Alessio. 24.La simpatica accoglienza a Savoca. 25.La torta “nido d’ape” a Santa Teresa di Riva. 26. Quando dal mare di Furci in due tornanti eravamo già sui Peloritani. 27.Il Castello Belvedere. 28.Salvatore, guida galante. 29.La casa della nonna a Fiumedinisi e soprattutto l’armadio (e le risate con Lucia, Luca Maria, Tiziana, Peppe). 30.Le chiavi che dovevamo lasciare sul tavolo.

31.I Peloritani,  verdissimi e terrazzati. 32.La piazzetta di Alì. 33. La lunga marcia verso Pezzolo. 34. Le pecore belanti, le capre barbute. 35. L’apparizione dei due mari. 36. L’apparizione di Guido Caprino. 37.L’incanto di San Placido. 38. La cena nel refettorio del monastero. 39. La colazione nel refettorio del monastero. 40. La vista sullo Stretto.

41.L’apparizione delle isole Eolie. 42.L’apparizione di Monforte San Giorgio. 43. Giuseppe Cannistrà. 44. La foto ricordo col paese. 45.La Katabba. 46.I maccheruni. 47.La colazione in pasticceria a Messina. 48.Gli arancini di Caronte. 49.Il sole. 50.La luce.

IL DIARIO

Ho camminato con questa carovana festosa e un po’ guascona dall’Etna fin quasi al mare Tirreno, sette giorni, una settimana intera condividendo cibo, giaciglio e compagnia, spartanamente, alla maniera degli antichi pellegrini ma con il privilegio di moderne attrezzature: tessuti ultraleggeri, scarponi morbidissimi, zaini ergonomici. Ho goduto della compagnia di guide di grande esperienza,che mi hanno fatto sentire accudita e protetta, mi hanno insegnato a guardare la natura e a camminare in modo lento e consapevole, con ritmo e senza affanno, apprezzando la fatica invece di esserne sopraffatta, vivendo con piacere ed emozione quello che via via appariva al mio sguardo. Con la certezza che solo a piedi si può vedere quello che ho visto, fare gli incontri che ho fatto, arrivare nei luoghi dove sono arrivata. San’Alfio e la sua terra nera, Fiumefreddo e la riserva naturale, lo splendore purtroppo violato di Taormina e l’Isola Bella, l’immenso lungomare fra Giardini Naxos, Savoca, Santa Teresa e Furci, le valli umide e fertili di Fiumedinisi e Itala, poi Pezzolo e Monforte. Non sarebbero stati gli stessi se ci fossi arrivata in automobile. Il cammino ha un potere straordinario; quello di aumentare la realtà, ben più di come dicono di fare certe tecnologie. Camminando si vede di più, si vive di più si ricorda di più.

16 novembre, domenica LA PARTENZA

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I Compagni di Cammino sono sbarcati a Messina per il viaggio-evento che in sette giorni li porterà ad attraversare la Sicilia a piedi dall’Etna fin quasi al Mare Tirreno. Domenica mattina una carovana colorata e allegra con zaini in spalla e scarponi ai piedi ha percorso il lungomare ed è entrata in municipio. “Il mio ufficio è vostro” ha detto il sindaco Renato Accorinti accogliendo i viandanti in municipio. “Stiamo cambiando la storia di questa città. E la mia vittoria sta nel cammino che stiamo compiendo assieme, non nella mia elezione. Non credete a chi vi dice ‘è impossibile, non l’ha mai fatto nessuno’. Invece io vi dico: si può fare! Si può amministrare diversamente, con la comunità e per la comunità, con passione, perché è la passione che governa tutto e ci rende felici. E voi siete qui a dimostrarlo, perché passo dopo passo, lentamente, con semplicità e purezza, si arriva dove si vuole”.
Per la Compagnia dei Cammini ha parlato Luca Gianotti, guida, studioso di cammino profondo, scrittore (L’arte del camminare, Parole in Cammino) e neo direttore editoriale della collana Edizioni dei Cammini. Ha presentato il viaggio evento siciliano: 20 guide ma anche scrittori, ambientalisti, giornalisti da ogni parte d’Italia alla scoperta della Sicilia virtuosa percorrendo antiche trazzere e sentieri, incontrando associazioni di economia solidale che sfidano la crisi e hanno successo, proponendo un diverso modello di sviluppo. Come Arcipelago Siqillyah e il progetto Lo faccio bene Cinefestival, raccolta di documentari sulle buone pratiche. Roberto Licalzi, produttore di arance con le sue Galline Felici e uno dei camminatori, ha ribadito il “si può fare!” del sindaco raccontando la sua esperienza con la rete dei Gruppi di acquisto solidale.  E Daniel Tarozzi, giornalista e scrittore, ha presentato in anteprima il documentario “Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che… cambia!” che racconta l’Italia dei piccoli ma grandi progetti positivi di economia solidale e sociale, un’idea nata proprio in Sicilia. “L’Italia è già cambiata” ha detto Tarozzi, anche lui partner dei Compagni di Cammino e in viaggio con loro, questa volta non piu in camper ma a piedi.
I camminatori, che la sera prima erano stati ospitati dagli Amici del Fortino di Messina, si sono trasferiti da Famulari per assaggiare i famosi arancini.

17 novembre, lunedì L’ETNA

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Ma il vero cammino è iniziato lunedì, dopo una notte trascorsa nell’azienda agricola Casa di Paglia Felcerossa, fantastica esperienza che segue gli ideali della permacultura a Sant’Alfio, in provincia di Catania, Due casette in pietra lavica e la casa di Tiziana e Toti, costruita secondo i principi della bioedilizia, hanno dato ospitalità a 30 camminatori. Cena con i prodotti della terra, sonno ristoratore nei sacchi a pelo, robusta colazione, preparazione del pranzo al sacco con panini al formaggio, mele e mandarini locali, poi partenza, con sullo sfondo la vetta innevata di ‘a Muntagna’, l’Etna.
Antonio e Alessandro, guide esperte del luogo, hanno accompagnato il gruppo fra noccioleti e sentieri fra castagni e querce, mostrando i segni lasciati sul territorio dalle colate laviche che nel 1928 distrussero Mascali. Qui decenni fa era tutto coltivato a vigneti, ora si notano i segni dell’abbandono, anche fra le pietre antiche dei palmenti, spesso ridotti a ruderi. Ad attendere i viandanti poco dopo la partenza la comitiva di Oltre l’Orizzonte, assocazione di volontariato di Giarre che riunisce operatori e famiglie nel campo del disagio e dell’handicap. Un gruppo meraviglioso con i giovani Maurizio, Luigi e Alessandro, tre ospiti della comunità, che hanno percorso orgogliosamente i 18 chilometri della prima tappa, fra saliscendi e piacevoli pendii, fino a  Fiumefreddo. Qui i camminatori sono stati accolti da Giuseppe Nucifora dell’amministrazione comunale nel bellissimo Casale Papandrea dove hanno cenato e dormito fra gli antichi strumenti per la produzione di distillati ricavati dagli agrumi, attivi dalla metà dell’Ottocento fino all’inizio degli anni Sessanta. Qui è stato proiettato il film di Giovanni Piperno CIMAP! Cento italiani matti a Pechino legato all’esperienza dell’associazione Oltre l’orizzonte. Partendo, i Compagni di Cammino hanno lasciato il posto alla compagnia teatrale del collettivo artistico Alijoscia di Catania che negli stessi spazi del casale ha allestito uno spettacolo per le scuole di Fiumefreddo. Oggi si riparte, destinazione Giardini Naxos. L’arrivo sarà domenica 23 novembre a Monforte San Giorgio, in provincia di Messina. Per saperne di più:compagnidicammino.wordpress.com.

18 novembre, martedì LE DONNE

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Ci sono molte donne che stanno compiendo a piedi il viaggio dei Compagni di Cammino, giunto ieri al secondo giorno. C’è Oriana, che viene da Calatabiano e per anni è emigrata in Irlanda, m ora è tornata e così vuole conoscere la sua terra, in maniera diversa, più lenta e più dolce, scoprendo nuovi strade e facendo nuovi incontri. C’è Roberta, guida naturalistica, autrice di libri di viaggio e, soprattutto, magnifica illustratrice (andate a vedere i suoi acquerelli suwww.disegnonaturalistico.it): nella sua Cascina Zan nelle Langhe vive con molti gatti e due asinelle, cucina con la pasta madre, e da lì accompagna gruppi in giro per il Piemonte, la Liguria, la Via Francigena e la Sardegna (a piedi, naturalmente). C’è Donatella, fisioterapista del Friuli, scesa in Sicilia per amore (si chiama Massimo ed è di Palermo), ma soprattutto per amore del cammino: dispensa consigli e massaggia se necessario i moderni viandanti con le ossa un po’ indolenzite dagli zaini o dai chilometri percorsi. C’è Tiziana, che con Peppe trascorre in barca i mesi estivi e condivide le spese con turisti e amici che veleggiano con lei e il suo compagno alla scoperta soprattutto della Grecia. C’è Marina, innamorata del deserto africano, dove accompagna i turisti assieme a Said per emozionanti viaggi in carovana che attraversano i luoghi più emozionanti del Marocco (li trovate tutti su www.cammini.eu). E poi ci sono Luigina, Silvana, Chiara, Lucia… Sì, il cammino è donna: perché chiede resistenza alla fatica ma anche lentezza, perché è creativo, naturale e stimolante; perché fa riflettere, illumina il pensiero, toglie lo stress. Questi sono i risultati di un mini sondaggio fra le camminatrici del gruppo di una trentina di persone che sta viaggiando a piedi nella Sicilia nordorientale. E poi ci sono le chiacchiere: il tempo trascorso a camminare in compagnia non impedisce di approfondire conoscenze, dibattere, scambiarsi opinioni. Se poi il tempo è bello e il luogo è particolarmente panoramico, tanto meglio. Come è avvenuto in questa tappa. I Compagni di Cammino sono scesi da Fiumefreddo al mare, attraversando la riserva naturale della foce del fiume, fra aziende vivaistiche con piante secolari, ficus enormi, file palme alte e massicce come le colonne di un tempio greco, e la più vasta area dove cresce il papiro egizio dell’intera Sicilia. Sullo sfondo c’era sempre l’Etna screziato di neve. A Marina di Cottone i camminanti hanno fatto l’ultimo bagno della stagione, bissato poco dopo a Giardini Naxos. Il cammino è proseguito lungo la spiaggia e sulla strada fino a Mazzarò di Taormina, approdo della seconda tappa grazie all’ospitalità di Francesca Sinatra e dell’hotel Baia Azzurra, proprio davanti all’Isola Bella. Domani i Compagni di Cammino arriveranno a Santa Teresa Riva, poi comincerà la salita sui Peloritani. Altri approfondimenti sul viaggio e per unirsi al gruppo: compagnidicammino.wordpress.com

19 novembre, mercoledì IL CEMENTO

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A piedi lungo la costa da Taormina a Savoca e Santa Teresa di Riva, lungo ampie spiagge deserte, incontrando purtroppo il degrado, lo scempio della speculazione edilizia e tanti rifiuti. Ma anche godendo dell’insolito clima mite e assolato di metò novembre, scoprendo scorci naturali e fioriture di assoluta bellezza e incontrando persone che amano la propria terra e lottano per difenderla, Questa è stata la terza tappa del viaggio dei Compagni di Cammino, donne e uomini da ogni parte d’Italia che testimoniano con il proprio passaggio la volontà di conoscere genti e luoghi al modo dei pellegrini di un tempo; lento, con sobrietà e in armonia con la natura.
Said Zarrouk più che pellegrino è un nomade: con la jallaba e il turbante blu tipico dei tuareg, è abituato ai lunghi viaggi nel deserto del Marocco, dove da ragazzo conduceva i cammelli e oggi porta i camminatori italiani. Il suo passaggio per le strade di Letojanni si fa notare. La signora Giovanna che prende il sole mattuttino su una panchina del lungomare è curiosa: le bandiere della Compagnia dei Cammini che sventolano sugli zaini le hanno fatto venire voglia di partire. “Che bella idea andare a piedi. Verrei con voi se potessi” e saluta con un sorriso.
Le domande più frequenti che ricevono i moderni viandanti sono “Dove andate?” “Da dove venite?”. Giovanni, pescatore sul mare di Sant’Alessio, ci chiede di portare con noi il suo amico che gli siede accanto con la lenza: “Mi ruba tutti pesci!”. Il panorama dal promontorio di Sant’Alessio è mozzafiato. Peccato per i condomini in riva al mare, per le scale che salgono al paese coperte di detriti, per le villette che sorgono a ridosso del borgo vecchio, senza lasciare respiro alle antiche pietre del lavatoio miracolosamente sopravvissute alla cementificazione selvaggia. Ma eravamo partiti con la luce mattutina dell’Isola Bella all’alba (trovate le foto nel diario del blog Compagnidicammino.wordpress.com) e ora approdiamo al bar Eden, un’oasi di ristoro che fa fare pace con il luogo: la pignolata al limone e la granita sono squisite e preparano il gruppo per l’ultima camminata prima della meta. Si dorme a Savoca e Santa Teresa, ospiti di piccoli b&b e dell’Ape, un centro sportivo e culturale che è anche orto didattico, degli scout e del Comitato ionico beni comuni. Vincenzo fa parte invece dell’associazione Sentieri Puliti Forza d’Agrò Taormina: ci ha accompagnati lungo la tappa e stasera ci offrirà una quiche fatta con sua moglie che è francese: è emigrato in Bretagna per 40 anni e ora è tornato nella sua terra per far rinascere “i sentieri che facevo da bambino”. La serata è alla Casa della Cultura di Santa Teresa per un’altra proiezione del Lo faccio bene Cinefestival, questa volta dedicato ai semi dimenticati. Eva crede nella forza rivoluzionaria della permacultura e spiega che il progetto Sementi Indipendenti è un modo per fare agricoltura dal basso, a piccoli passi, di famiglia in famiglia, per produrre quel che serve con piacere e senza sfruttare la terra. Dall’Etna fino al mare, questa è la volontà della Sicilia che cambia. Domani si comincia a salire sui Peloritani.

20 novembre, giovedì GLI INCONTRI

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Il cammino è fatto di molti incontri: quando vai piano, è più facile fare conoscenza, e notare le piccole grandi cose del territorio, anche quelle minime, ma che però significano molto. Sabri ha incrociato i Compagni di Cammino sul litorale, mentre era intento a piazzare i sassi sulla spiaggia in equilibrio, l’uno sull’altro. Una pratica che si chiama “stoning” ed è una forma di meditazione, messa in pratica nelle discipline orientali. “Sono disoccupato e ho scoperto che questo mi rilassa” ha spiegato alla comitiva di viandanti che sta percorrendo la Sicilia a piedi. “Ho conosciuto questa pratica su Internet, ho voluto provarci perché qui di pietre ce ne sono tante…”. Il risultato è sorprendente: sassi grandi e piatti messi in verticale con sopra sassi più piccoli creano sculture che si stagliano sul mare di Sant’Alessio. I Compagni di Cammino salutano Sabri e proseguono. Sono ormai al quarto giorno di cammino, la metà del viaggio, e partono in un giovedì assolato dall’arenile di Furci Siculo con un nuovo amico. E’ Salvatore, messinese che cammina instancabilmente da quando è andato in pensione. Faceva il disegnatore meccanico, cioè creava con la matita la forma degli oggetti che poi la fabbrica costruiva. “Ho disegnato anche pezzi del Frecciarossa” racconta. La passione per il cammino gliel’ha trasmessa il figlio Lillo “quando è diventato scout”. Indossa il basco militare che lui gli ha regalato “Era nell’esercito, ma ora ha vinto un concorso e lavora all’Asl di Pordenone”. Lo va a trovare appena può, anche per vedere la nipotina di due anni che adora. Ci accompagna lungo strade che conosce bene. In poche curve arriviamo ad Allume, frazione di Roccalumera. Pochi tornanti e siamo già a 300 metri. Saliremo fino al Castello Belvedere di Fiumedinisi, a quasi 800 metri, voluto da Federico II di Svevia per controllare il mar Ionio. Da lassù si vede nitidamente la Calabria, e pure il profilo  originalissimo della roccia “a cinque dita” di Pentadattilo. Ce la fa notare Antonio, che viene da lì, da Bova, e porta la gente a camminare nel suo Aspromonte. Mentre Raffaella, che si è unita ai camminanti ieri, viene da Ragusa e gestisce un cineforum, ma anche un bed&breakfast sul mare. Rémy e Brigitte vengono invece dalla Francia: comprano le arance delle Galline Felici di Roberto Li Calzi e sono felici di camminare sulla terra dove sono prodotte. A Fiumedinisi, approdo della quarta tappa, è festa. Si dorme ospiti delle famiglie, in agriturismo e, per i più spartani, nella palestra comunale. Dove il vicesindaco Giovanni De Luca saluta la compagnia e poi si cena con i piatti di Loretta del Casale Rumanò. Poi tutti a letto per prepararsi per la quinta tappa. Si camminerà fino a Itala, addentrandosi nei Monti Peloritani.

21 novembre, venerdì. I RITI

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Anche il cammino ha i suoi riti. La preparazione dello zaino, per esempio. I Compagni di Cammino, che stanno viaggiando a piedi sui Monti Peloritani, hanno un rito di partenza speciale: si riuniscono in cerchio e leggono un pensiero, una massima, un passo dedicato al cammino. Luca Gianotti legge dal suo libro-agenda Parole in Cammino, Mauro Agliata dai Figli dei Giorni di Eduardo Galeano. Luca ha tracciato sentieri da Creta alla Sardegna, Mauro esplora ogni anno con altri viaggiatori consapevoli i luoghi della Val d’Aosta e del Piemonte, ma anche la Via degli Abati. Ora entrambi sono qui per esplorare questi luoghi ancora poco frequentati dal turismo che viene in Sicilia. Così come gli abruzzesi Luca Maria Nucci del Parco Sirente Velino, guida della Compagnia dei Cammini sull’Alpe di Devero in Piemonte e a Capraia, e Cesidio Pandolfi che fa la guida nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e sul Gran Sasso, ma anche sul Cammino di San Francesco, fra Romagna, Toscana e Umbria: entrambi sono esperti di natura e soprattutto di fauna, visto che nei boschi della loro regione vivono orsi, lupi, camosci e cervi. Un altro rito è riconoscere le tracce lasciate dalle bestie: orme, escrementi, ciuffi di pelo nei reticolati e sulle cortecce degli alberi.
Sono pochi gli animali che hanno incontrato i Compagni di Cammino su questa strade: qualche gregge, caprette al pascolo, un cavallo e cani. Ieri, partiti da Fiumedinisi e in cammino verso Alì, Angelo, giovane pastore con bastone, ha accolto i camminanti sulla strada con Giacomo, diffidente border collie che lanciava un’occhiata alla comitiva e l’altra al gregge che brucava nella vallata sottostante. Animali pochi, ma natura tanta. Da quando sono partiti, i viandanti hanno attraversato un campionario di specie arboree: noccioli, castagni, querce, roverelle, pini, tante piante aromatiche. La nepitella che profuma i bordi delle strade, il finocchetto, la menta. I verdissimi prati sotto gli ulivi sono di trifogli, gli agrumeti sono carichi di frutti. E’ una natura fertile, generosa e odorosa quella che si attraversa quando si cammina in Sicilia. Un rito consiste anche nel cogliere qualche frutto che sporge dalle recinzioni, un piccolo dono che il viandante si concede senza farsi vedere dal contadino. Per gratificarsi, ma anche per assaggiare i prodotti della terra che sta calpestando.
La quinta tappa del viaggio è approdata a Itala, paesino che sta conoscendo una rinascita del turismo, soprattutto straniero, grazie alla Pro Loco e alle Giare, albergo nato una quindicina di anni fa da una casa del Settecento che la famiglia Crisafulli si tramanda da generazioni. Domenico l’ha restaurata arredandola con i vecchi mobili di famiglia e ne ha fatto anche un piccolo museo con i cimeli di casa, garibaldini e antifascisti. Utimo rito del giorno: gli auguri a Nanni Di Falco, la guida siciliana della Compagnia, e Marina Pissarello, donna di Liguria e di deserti (leggetevi Oasincammino.net). Hanno compiuto gli anni e il regalo è stata la torta “Sette veli” arrivata dalla pasticceria Cappello di Palermo. L’ha portata Giovanna, che si aggiunge al gruppo assieme a Laura da Bergamo.
La tappa più lunga (25 Km) è la penultima, sabato 22 novembre. Giungerà a Pezzolo.

22 novembre, sabato I NUMERI

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Quanti passi si fanno durante un cammino? Centinaia, migliaia. In un viaggio a piedi di una settimana i passi sono davvero tanti. E quante ore si trascorrono sulla strada? Quanto si sale, quanto si scende? Oggi i Compagni di Cammino, che stanno marciando affiatati dall’Etna al Tirreno, da Sud a Nord, prima lungo la costa ionica, ora sui monti Peloritani, hanno percorso 25 chilometri partendo da Itala e arrivando all’imbrunire a Pezzolo. Un tappa lunga e piena di dislivelli, salendo fin quasi al Monte Scuderi e poi giù a incontrare i panorami delle Eolie e dello Stretto. E’ la penultima giornata del viaggio che domenica arriverà a Monforte San Giorgio per la festa finale di un percorso che ha cercato di unire passo dopo passo esempi di Italia virtuosa, che è lontano dai riflettori eppure rappresenta l’esempio di un futuro migliore e possibile. Come l’Istituto tecnico agrario Cuppari di Messina che sabato ha ospitato per la cena e per la notte la comitiva di 35 camminatori. Un modello di scuola virtuosa fin dal 1900. La sede è un convento benedettino del 1500, uno dei pochissimi edifici sopravvissuti al terremoto di Messina del 1908. Il magnifico chiostro è però ancora puntellato da tubi innocenti. I 250 studenti assieme ai loro professori hanno creato in questi ultimi anni una cantina e un’etichetta di vino rosso doc, il Faro, che si affina in barriques e tonneaux. Il monastero guarda il mare ed era intitolato a San Placido, ma prima era stato un castello e, prima di diventare scuola, una colonia penale. Hanno cercato di togliere gli studenti da questo gioiello architettonico, per soddisfare gli appetiti di chi voleva sfruttare per altri scopi il magnfico palazzo, ma gli insegnanti hanno resistito trovando alleanze, e ora la scuola è di nuovo loro. Lo ha raccontato il professor Leo Moleti con una passione che ha conquistato i Compagni di Cammino prima della proiezione di un’altra serie di corti del “Lo faccio bene Cinefestival” questa volta dedicata proprio alla scuola.
Tornando ai numeri del cammino, la verità è che non è importante sapere quanti passi si fanno, né quanto misura la strada. O, almeno, non è per questi che sono viaggiatori della cultura più che atleti, appassionati di conoscere luoghi e persone a passo lento, senza l’ansia di battere un record o misurare lunghezze e dislivelli. Certo, il gruppo in questa tappa è salito fino a oltre mille metri, ammirando panorami favolosi e attraversando sentieri ombreggiati da pini e castagni. Per vedere cose belle a volte bisogna faticare. Ma il piacere della compagnia e della scoperta aiuta pure a dimenticare fatica e distanza, salite e ripide discese, ginocchia e spalle doloranti. Con il gruppo c’erano anche Henrich, un medico agopuntore danese che ha scelto di venire a vivere a Savoca, e Claudia Caprino di Nizza, sulla costa ionica. Per chi ama il buon cinema, la sorpresa che ha accolto i camminanti è stato l’incontro a Pezzolo, davanti al monastero, con Guido Caprino, fratello di Claudia e attore (I vicerè, Noi credevamo). Conosce bene queste terre, è cresciuto qui. La prossima volta lo portiamo con noi.

23 novembre, domenica LA META

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l viaggio a piedi dei Compagni di Cammino è arrivato alla fine. Si concludono qui il diario e un’esperienza fantastica, densa: di luoghi, di incontri, di meravigliose visioni. L’addio al mare Ionio, l’apparizione del Tirreno dopo l’ultima salita, lo spartiacque che fa cambiare la direzione del vento e l’orizzonte. Le isole Eolie appaiono sullo sfondo blu, profili conici quasi evanescenti dopo aver visto per giorni le coste vicine della Calabria e la luce dell’Est.

L’ultima tappa sui monti Peloritani è la più bella ed è un trionfo di contrasti. Lasciamo il fantastico monastero benedettino di Pezzolo che ci ha ospitati e saliamo per un sentiero ripido e stretto, camminando fra fitti cespugli di erica arborea e ginestra spinosa, ciuffi di “erba tagliamani”: robustissima, la intrecciavano le donne per impagliare le sedie. Pochi pini, sparuti alberi, scendendo cominciano le coltivazioni di agrumi. Incrociamo strade forestali sassose, oggi percorse da cacciatori in mimetica e fucile in spalla. Capitiamo in mezzo a una battuta al cinghiale e gli spari fanno pensare a una inutile guerra. Si avvisano via radio che stiamo passando. Ma non ci lasciano tranquilli. Incrociamo anche ciclisti con caschetto e tutine, un escursionista solitario e un gruppo di rumorosi e puzzolenti centauri su moto da cross. Poi ritorna il silenzio. Mangiamo sul crinale, siamo una quarantina. Un vento pungente ci accoglie quando arriviamo in vista di Capo Milazzo. Ma il cielo è benigno: ci ha donato una settimana tersa e tiepida, senza pioggia, poche nuvole solo sulle cime. Ci avviamo a vivere un’altra notte stellata, l’ultima. Ma fortunatissima, perché ci aspetta un evento eccezionale: il concerto di campane e tamburi della Katabba, tradizione millenaria di Monforte San Giorgio (Messina) suonato solo per noi viandanti. La Katabba è un rito che segna il passaggio dell’isola dalla dominazione araba e musulmana a quella normanna e cristiana. Avviene una volta l’anno, tra gennaio e febbraio. Non era mai successo che la Katabba uscisse dai confini della tradizione per essere suonata in occasioni diverse da quella rituale. Ma anche il viaggio dei Compagni di Cammino non è stato convenzionale. Così come non lo è il sindaco di Monforte, Giuseppe Cannistrà, 31 anni, giovane devoto alla sua terra e ai suoi riti (quello del Capello di Maria è fortissimo fra i monfortesi e non solo) ma con lo sguardo al futuro: free wi-fi in Comune, democrazia partecipata con le associazioni, ecologia come stile di vita (riciclo dei rifiuti, promozione di comportamenti consapevoli dal risparmio di acqua alla pulizia e mappatura dei sentieri). Sembrano cose ovvie nel terzo millennio, eppure non lo sono: l’Italia resta un Paese arretrato, qui in Sicilia si vede purtroppo molto. Cannistrà ha portato in piazza l’intero paese per accogliere i viandanti, annunciando il loro arrivo con manifesti e mettendoli tutti a tavola davanti al municipio, offrendo piatti semplici e squisiti: pane e olio extravergine locale, maccheruni fatti in casa. La festa era cominciata a Pellegrino, la gente alle finestre e gli zampognari Nicola e Piernicola, zio e nipote (di 9 anni), a segnare il passo suonando questi incredibili strumenti antichi fatti di pelle di pecora. Poi un rinfresco a base di succo di agrumi bio, la foto di gruppo di rito, l’ospitalità nell’antico convento che si sta trasformando in ostello, la visita guidata dalla voce fantastica di Rosa e l’emozionante Katabba finale.

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