“Mi sono licenziata dal posto fisso. Ho abbandonato la scrivania e la vita sedentaria perché ero infelice”.
L’incipit di Io cammino da sola (ediciclo editore), libro di Alessandra Beltrame ex (a questo punto) giornalista presso un grande gruppo editoriale, comincia così. Con un’ammissione di infelicità e lo sforzo di provare una cura per trovare non la felicità, ma una propria compiutezza interiore”.
” Ma il cammino non è che la conseguenza di una conquista più grande, anzi, di una riconquista. Leggiamo nella seconda parte: “Il giorno che ho cominciato a camminare, ho scoperto che la vita non era fatta di orari prestabiliti, scrivanie, rigidità, ripetizioni di gesti e noiose abitudini“. È qualcosa che dimentichiamo negli anni, impegnati a costruirci un’identità di individui “riusciti”, ma la vita è fatta sostanzialmente di tempo e di spazio. Ore, giorni, anni di una vita che è una soltanto, e luoghi da scoprire. La riappropriazione di queste coordinate fondamentali, per l’autrice comincia con una camminata per i monti Nebrodi, in Sicilia;”in quei luoghi impervi e primigeni, arrampicandomi su mulattiere, risalendo fiumi in secca e scansando rovi e fichi d’India a mani nude, ferendomi e sbucciandomi le ginocchia come un monello in fuga, ho provato un immenso senso di libertà“. E prosegue e continua tutt’oggi attraverso itinerari geografici e dell’anima che il libro ci indica con una prosa chiara e immediata”.
Alberto Grandi, Wired.it
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