E adesso parliamo di vento

Il vento.

Il viandante e il vento.

Intanto cosa notiamo. Che sono due parole che si assomigliano.

Due parole che volano via. Vian – dan – te.  Ven – to. Che si elevano. Che salgono.

E poi poi anche scendono. Ricadono a terra.

Il viandante cammina, poi si ferma. A volte, quando è continua a leggere...

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Per un disegno: il vento, mille parole

Distesa a guardare la luna, il cuore ancora caldo del pensiero di lui, si chiese se in quel momento preferisse vivere o morire. Vivere, per andare incontro al destino, a quel vento che le sussurrava di lasciarsi andare, di catturare l’attimo, di gioire del presente senza pensare al futuro. Morire, perché non si ricordava di essere mai stata così felice, e aveva paura che finisse, anzi sapeva che sarebbe successo. E allora perché non terminare ora,

perché non cristallizzare quell’onda che la sommergeva, perche non farsi accogliere dalla luce adamantina dell’astro più bello, il suo preferito? La sabbia era lieve, tiepida, umida e invadente, le suggeriva di alzarsi. Però anche la ancorava al suolo,
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Piedi su Lambrate. Quel che è invisibile agli occhi di chi va di fretta

Piedi su Lambrate
domenica 13 maggio, dalle 16 alle 19
Ritrovo in piazza della via Rimembranze di Lambrate
20134 Milano

Un cammino alla riscoperta di una città che cambia e si trasforma. È quello che faremo domenica con gli amici di ViviLambrate. Ognuno racconterà un pezzo della sua storia, della sua memoria, del suo vissuto. Di qul che era, è e sarà.
“Camminare a Lambrate, ma anche in ogni città, vuole dire riconoscere le sue stratificazioni, i segni che la storia le ha lasciato. A guardarla bene, passo dopo passo, Lambrate rivela le tracce della sua epoca romana, longobarda, napoleonica e ottocentesca, resistente, industriale e contemporanea”.
Quel che appare subito è la testimonianza del periodo industriale, con i capannoni delle aziende che hanno fatto la fortuna del quartiere: Innocenti, Faema, Columbus, Cinelli, De Nora, Tre Marie. Palazzi trasformati in edifici residenziali e centri culturali, condomini modello con parchi e attici, mercati e supermercati, case di riposo e di assistenza, ma non di oblio.
Oppure, invece, gli stessi luoghi che un tempo erano operativi, vivaci e vitali,  teatro di vita e di set di cinema per film celebri, oggi sono lasciati nel degrado, fra erbacce e interventi di street art. A Lambrate, però, resistono vecchie case con tetti in legno, cascine e fabbriche di una volta, magari svuotate e diventate empori, che conservano la dignità di un passato memorabile, glorioso. In mezzo, gli orti condivisi, gli accampamenti estemporanei di roulotte lungo la massicciata della ferrovia, i murales sfacciati.
Lambrate è un museo del presente, di arte, di storia e di cultura a cielo aperto, è un susseguirsi di vuoti (quel che è scomparso) e pieni (quel che si è costruito e si sta costruendo). Narra il presente di un quartiere, che era paese e ora è (quasi) centro città. Con le boutique vintage chic, le botteghe di autoproduzione, i laboratori di design e di grafica, le gallerie d’arte in spazi stupefacenti di vetro e cemento, gli artigiani delle biciclette e del riciclo creativo, i nuovi bar e ristoranti e i vecchi circoli che conservano il loro ruolo di servizio, di aggregazione, di incontro: zattere di salvataggio nel mare della solitudine, dell’inquietudine della città-deserto che non riesce più a farsi piazza.
Ma Lambrate una piazza ce l’ha (anche se non si chiama così: è bella è circolare, ma risponde al nome di “via Rimembranze di Lambrate”), ed è tutta nuova, anche se ombreggiata da platani che raccontano di una storia centenaria. È proprio da qui, dalla piazza, che si partirà e che ci si ritroverà domenica, 13 maggio, Giornata nazionale dei sentieri, per intraprendere un cammino alla scoperta delle pietre, dei luoghi, delle testimonianze che raccontano la sua complessa e lunga storia.
Il nostro sarà un sentiero metropolitano: si svolgerà in un parco, che è il parco di archeologia industriale di Lambrate. Sulle vecchie pietre cammineremo, ma parlando e pensando al futuro. Discutendo e progettando su quel che ci piace e su quel che vorremmo per questo quartiere di Milano che un tempo era paese e che continua a essere tale. E ci piace che sia così

La passeggiata è aperta a tutti, il ritrovo è alle 16, domenica 13 maggio, nella Giornata nazionale dei sentieri, per conoscere questo straordinario parco di archeologia industriale e creatività urbana che è Lambrate. Al termine, verso le 19, aperitivo al circolo Acli di via Conte Rosso. Organizza ViviLambrate, info tel. 3662543745

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Bologna, 20 gradi

Bologna, 20 gradi. Oggi indosseró questa maglietta e andrò a fare due passi. Oggi mi vesto di #iocamminodasola e porterò addosso questo capolavoro di #alessandrabeltrame capace di tirarti fuori la parte migliore di te stessa. Capace di farti fare il viaggio più affascinante della tua vita per riportarti alla tua vera casa!

Antonella

#librichepassione #libridelcuore #iloveiocamminodasola #iocammino#booklove #booklovers #libridaleggere

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Ortigia, come farsi conquistare da un luogo

A Siracusa ci sono finestre vista mare, librerie affollate, libraie ispirate e ispiratrici, lettrici e lettori generosi (anche da Pachino, Palazzolo Acreide, Belgio, Olanda…), ristoranti molto esotici e un po’ erotici, amici accoglienti, gatti impertinenti, sedie da leggere (o libri per sedersi). E poi su tutto questa pietra bianca di Ortigia, che avvolge anche la libreria, e l’abbacinante luce dei palazzi, delle piazze, del Duomo, con tutt’attorno il mare che ispira e riflette.

Un sogno.

Il giro in Sicilia di Io cammino da sola (Ediciclo Editore) non poteva concludersi in modo più stimolante. La Casa del libro Mascali è un illuminato presidio di cultura, un cantiere di belle idee, un luogo pieno di energia.

Evviva!

Sopra: Marilia, libraia, nella sua Casa del Libro Mascali, a Ortigia, Siracusa

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Pugni e carezze. Laura

Cara Alessandra,

il tuo libro è stato una serie di pugni nello stomaco ma anche di carezze. Era il giugno del 2017, a Pordenone alla libreria del viaggiatore Quo vadis?, rientrata da pochi giorni dalla “mia Francigena”, ancora li con la mente, con il cuore, con tutto. Mentre girovago per la libreria mi cade l’occhio su quel titolo “IO CAMMINO DA SOLA”. Mi si è fermato il cuore. Ho pensato “anche io cammimo da sola”. È stato un richiamo quasi ancestrale.
Ho iniziato a leggere le prime pagine, mi mancava il fiato. Era come se un’altra me stesse scrivendo quelle cose. Non mi accorsi piú dei minuti che passavano, il titolare stava chiudendo e avvicinandosi mi chiese: “Lo prende quel libro?”. Che domande… Passai la mezz’ora successiva leggendo e camminando, andando a sbattere su cose e persone, non riuscivo a smettere.
Il mio inizio é stato cosí simile al suo! Uscii dall’ambulatorio medico in preda all’orticaria, a un edema in gola, non avevo mai sofferto di nulla e mi ritrovavo a essere intollerante o allergica a qualcosa. Non erano sostanze aeree né alimentari. Era la mia vita, i lavori che faccio per sopravvivere. Tre, perché uno non basta. Ma a 31 anni non si deve sopravvivere. A qualsiasi età.
Buttai l’antistaminico nel cestino. Da tempo mi ero documentata sulla Via Francigena, da sempre cammino ovunque, per necessità, passione, bisogno, da sempre sono uno spirito libero e solitario. Da un po’ ero finita in tante gabbie.
Dissi a me stessa: vai, ora mai piú.
Feci lo zaino, era più grande di me. La gente attorno andò in panico: ma tu sei pazza! Da sola, a piedi, in mezzo a boschi e campi, femmina.
Da sola. Il problema è sempre stato degli altri, perchè quel “da sola”per me è sempre stato un punto di orgoglio e fierezza, non di svantaggio o solitudine negativa (ah, alcune frasi del suo libro le ho sottolineate dieci volte! Come ci capiamo).
Il telefono buttato nello zaino, mi chiamavano per sapere se ero arrivata. Ma a me, di arrivare, poco importava. Io volevo andare, sentire, fermarmi. Fare tutte quelle cose che solo in cammino si possono fare. Non esisteva piú il tempo, che mi divora nella quotidianità, sentivo il rumore dei miei passi e il mio respiro e pensavo: “Wow, anche io ho un suono”. Riuscivo ad ascoltare il silenzio e a stare in silenzio, e in quel silenzio sentire il mondo e la natura, altra cosa impossibile qui.
È stata un’esperienza meravigliosa, a volte spaventosa. Ho incontrato bellissime persone, mi sono persa, ritrovata, capita, ascoltata, ho pianto camminando, mi sono seduta per terra in mezzo a un campo, esausta e in panico, ho trovato amici che ancora oggi sento, ho capito cosa mi fa bene e cosa male. Ho temuto di non farcela a volte, ma la prima cosa che ho pensato quando sono arrivata a Siena è stata “ce l’ho fatta, e ho capito che posso farcela sempre”.
Il problema è stato al rientro. Qui era rimasto tutto uguale, ma io non ero piú la stessa, molti non capivano, ero solo “andata in vacanza” per loro. Non lo sanno cne un cammino ti trasforma, ti amplifica, ti riempie di nuovo e ti svuota del superfluo e del vecchio.
Mentre leggevo il tuo libro era come se, in alcuni tratti, fossimo una cosa sola. Il mio pensiero era il suo. Non mi sentivo piú un’aliena, o per lo meno non ero la sola a essere tale 🙂 Ho alternato sorrisi e lacrime mentre leggevo. Il suo libro è cosí nudo e crudo che a volte è disarmante. Ci si ritrova disarmati quando si viene colpiti proprio li, nel punto piú debole, o piú corazzato e spesso, se si crea sintonia tra scrittore e lettore, quel punto combacia.
Stasera ha detto cose vere: è difficile fare le cose da sola, ma non perché lo siano per me, per noi, ma perché socialmente o culturalmente impensabili. Andare contro gli schemi, gli stereotipi, andare contro corrente è la battaglia quotidiana piú grande.
Ancora non sono riuscita a cambiarla, la mia vita, ma ho capito da dove devo cominciare.

Laura

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