Pugni e carezze. Laura

Cara Alessandra,

il tuo libro è stato una serie di pugni nello stomaco ma anche di carezze. Era il giugno del 2017, a Pordenone alla libreria del viaggiatore Quo vadis?, rientrata da pochi giorni dalla “mia Francigena”, ancora li con la mente, con il cuore, con tutto. Mentre girovago per la libreria mi cade l’occhio su quel titolo “IO CAMMINO DA SOLA”. Mi si è fermato il cuore. Ho pensato “anche io cammimo da sola”. È stato un richiamo quasi ancestrale.

Ho iniziato a leggere le prime pagine, mi mancava il fiato. Era come se un’altra me stesse scrivendo quelle cose. Non mi accorsi piú dei minuti che passavano, il titolare stava chiudendo e avvicinandosi mi chiese: “Lo prende quel libro?”. Che domande… Passai la mezz’ora successiva leggendo e camminando, andando a sbattere su cose e persone, non riuscivo a smettere.
Il mio inizio é stato cosí simile al suo! Uscii dall’ambulatorio medico in preda all’orticaria, a un edema in gola, non avevo mai sofferto di nulla e mi ritrovavo a essere intollerante o allergica a qualcosa. Non erano sostanze aeree né alimentari. Era la mia vita, i lavori che faccio per sopravvivere. Tre, perché uno non basta. Ma a 31 anni non si deve sopravvivere. A qualsiasi età.
Buttai l’antistaminico nel cestino. Da tempo mi ero documentata sulla Via Francigena, da sempre cammino ovunque, per necessità, passione, bisogno, da sempre sono uno spirito libero e solitario. Da un po’ ero finita in tante gabbie.
Dissi a me stessa: vai, ora mai piú.
Feci lo zaino, era più grande di me. La gente attorno andò in panico: ma tu sei pazza! Da sola, a piedi, in mezzo a boschi e campi, femmina.
Da sola. Il problema è sempre stato degli altri, perchè quel “da sola”per me è sempre stato un punto di orgoglio e fierezza, non di svantaggio o solitudine negativa (ah, alcune frasi del suo libro le ho sottolineate dieci volte! Come ci capiamo).
Il telefono buttato nello zaino, mi chiamavano per sapere se ero arrivata. Ma a me, di arrivare, poco importava. Io volevo andare, sentire, fermarmi. Fare tutte quelle cose che solo in cammino si possono fare. Non esisteva piú il tempo, che mi divora nella quotidianità, sentivo il rumore dei miei passi e il mio respiro e pensavo: “Wow, anche io ho un suono”. Riuscivo ad ascoltare il silenzio e a stare in silenzio, e in quel silenzio sentire il mondo e la natura, altra cosa impossibile qui.
È stata un’esperienza meravigliosa, a volte spaventosa. Ho incontrato bellissime persone, mi sono persa, ritrovata, capita, ascoltata, ho pianto camminando, mi sono seduta per terra in mezzo a un campo, esausta e in panico, ho trovato amici che ancora oggi sento, ho capito cosa mi fa bene e cosa male. Ho temuto di non farcela a volte, ma la prima cosa che ho pensato quando sono arrivata a Siena è stata “ce l’ho fatta, e ho capito che posso farcela sempre”.
Il problema è stato al rientro. Qui era rimasto tutto uguale, ma io non ero piú la stessa, molti non capivano, ero solo “andata in vacanza” per loro. Non lo sanno cne un cammino ti trasforma, ti amplifica, ti riempie di nuovo e ti svuota del superfluo e del vecchio.
Mentre leggevo il tuo libro era come se, in alcuni tratti, fossimo una cosa sola. Il mio pensiero era il suo. Non mi sentivo piú un’aliena, o per lo meno non ero la sola a essere tale 🙂 Ho alternato sorrisi e lacrime mentre leggevo. Il suo libro è cosí nudo e crudo che a volte è disarmante. Ci si ritrova disarmati quando si viene colpiti proprio li, nel punto piú debole, o piú corazzato e spesso, se si crea sintonia tra scrittore e lettore, quel punto combacia.
Stasera ha detto cose vere: è difficile fare le cose da sola, ma non perché lo siano per me, per noi, ma perché socialmente o culturalmente impensabili. Andare contro gli schemi, gli stereotipi, andare contro corrente è la battaglia quotidiana piú grande.
Ancora non sono riuscita a cambiarla, la mia vita, ma ho capito da dove devo cominciare.
Laura
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