A Spresiano (Treviso) venerdì sera, 6 aprile, sarò con gli amici del Cai a parlare di “Io cammino da sola”, il libro che, uscito quasi un anno fa, continua a portarmi in giro per l’Italia a parlare di vita, di fatica e di gioia. È un po’ tutto quello che racchiude l’andare in montagna, il salire sulle cime, ma anche il percorrere lunghe e piatte vie che tanti prima di me hanno solcato: i cammini storici.
Sono sempre felice quando a invitarmi è una sezione del Club Alpino Italiano. Perché fra noi si crea una bella osmosi: io a parlare dei miei significati, delle mie letture dell’andare a piedi, del perché lo faccio, di cosa cerco, del perché mi struggo. Loro, più semplicemente, ad accogliermi con il sorriso e gli scarponi pronti, più avvezzi di me alle salite, alle cime, più tonici e allenati, più attivi che riflessivi, eppure profondi nel loro amore per la natura, per il paesaggio, per la protezione e la difesa dei sentieri. Preziosissimi. Mi sento onorata.
Sarà così anche a Spresiano, lo so. E poi domenica ci rivedremo a camminare, un matinée lo chiamano, e non sarà lontano dai luoghi dove ho abitato bambina dopo il terremoto del Friuli. Che emozione.
E poi il Cai mi ha insegnato a conoscere la neve. “Trascorriamo weekend sulle vette a soffrire il freddo e a imparare ad accettarlo. Niente è come la pratica. Devi stare all’aperto per conoscere e riconoscere la natura” (ICDS, pag. 73)
Foto in alto: Braies, monte Specie, Vallandro, ricordo dell’ultima uscita del corso EAA1, Saf 2015