Meravigliosa platea. A Trieste

La recensione di Cristina, sul quotidiano Il Piccolo
«Sono una donna e questo è il mio viaggio. Vado da sola perché è da soli che si vive davvero, che si cresce, che si cambia. Che si muore». Il libro di Alessandra Beltrame parla di tante piccole e grandi avventure, a piedi, che insieme ci raccontano il cammino di una vita intera.
Giornalista, classe 1964, nasce a Treviso, ma vive tra Udine e Milano. Ha lavorato per i più importanti gruppi editoriali e “Io cammino da sola” è il suo primo romanzo, pubblicato da Ediciclo Editore per La biblioteca del viandante” una collana di libri scritti «da sognatori diurni per sognatori diurni», a cura del triestino Luigi Nacci. Sarà proprio lui a presentare il volume, insieme all’autrice, domani alla libreria Lovat alle ore 18.
È un libro che racconta di vari viaggi a piedi, si diceva. Le sue pagine scorrono via fluide mentre la Beltrame ci porta con sé a fare una carrellata di esperienze diverse, vissute dal 2013 a oggi: nella luminosa Sicilia al seguito di un manipolo di poeti; a fare la transumanza fra le malghe della Carnia; nel suo Friuli, fra paesini sconosciuti e fuori dai circuiti di massa; alla scoperta di un’inconsueto Molise; dalle Alpi verso Venezia al seguito del gruppo viandante The Rolling Claps; nell’Italia centrale lungo la via degli Dei e infine, lungo la via Francigena, in compagnia dell’inverno.
Per alcuni scrittori queste esperienze sarebbero state materia non per uno, ma per una serie di volumi. Per lei no: giorni e giorni di viaggio vengono distillati in una facciata o poco più. Non c’è tempo per i convenevoli o per stucchevoli descrizioni paesaggistiche, ci sono da affrontare stanchezza e vesciche, giacigli scomodi e dislivelli severi, sveglie notturne e lupi, paure antiche e paragoni con altre femminilità, che incarnano delle vite che avrebbero potuto essere.
Avanti tutta, che c’è da camminare… Il ritmo è incalzante, la scrittura asciutta. È un’autrice che lavora di sintesi, è circostanziata, non indugia più del necessario. Non fosse che per qualche precisazione ben piazzata, che ci lascia intuire digestioni profonde e lunghe. Oppure per fotografare un incontro o un paesaggio che offrono spunti critici sulla realtà o riflettono uno stato interiore. Lo stile, non a caso, è quello di una cronista, con qualche licenza filosofica.
Sono rivoluzionaria – scrive Alessandra Beltrame – «perché camminando affermo il mio diritto di essere lenta in una società che va veloce, perché vado controcorrente, perché supero i miei limiti e li vinco. Perché non ho paura di sfidare il mondo ed essere diversa». La scrittrice ripercorre anche il selciato della storia – raccontando di eccidi e terremoti – dove «si va piano. Per rispetto. Perché qui i ricordi si sentono, qui la memoria risuona», scrive.
E quando la memoria collettiva rimane sullo sfondo, sfiorata con delicatezza, quella personale si fa protagonista, viene affrontata di petto, specie nella prima parte del libro, fortemente autobiografica.
“Io cammino da sola” è un libro coraggioso. Perché ci racconta una donna che si confronta con l’indipendenza e col suo prezzo, con l’affrontare l’ignoto, la fatica. Ma, soprattutto, dà voce al coraggio di provare a essere spietatamente onesti con se stessi, in salita come in discesa, evitando scorciatoie. L’autrice mette a nudo la propria fragilità, senza sconti. Il passo è implacabile, ma la solitudine, la rabbia, la delusione, la paura di non farcela sbiadiscono pagina dopo pagina. Il cammino è costellato da ricordi, bilanci, rese dei conti, fantasmi, metamorfosi. Ma è un racconto di libertà, di presa di coscienza, di bellezza. È un cammino verso la leggerezza.
«Affronto la strada e la vita con tenerezza. Accetto quel che viene, chi mi viene incontro», confida a un certo punto, solo dopo aver percorso tanta strada. «Osservo le grandi e le piccole
cose. Soprattutto le piccole. I particolari. Ecco, il cammino ti rende sensibile ai particolari. Quelli che danno sapore alle cose».
C’era bisogno di questo libro. Soprattutto per molte donne che hanno voglia di camminare da sole, ma ancora non lo sanno.

Cristina Favento

 

 

Condividi su