Come farebbero gli scrittori senza i librai

Farebbero, gli scrittori, come quelle piante che crescono senza terra, e hanno le radici esposte, e comunque vivono. Ma non come vorrebbero. Ovvero ancorati al suolo, abbastanza stabili per poter crescere, prodursi in qualche forma e anche riprodursi.

I librai sono importanti. Lo so da sempre, perché li conosco e li frequento da lettrice, ma l’ho scoperto ancora di più da scrittrice. Noi che scriviamo siamo fragili, cerchiamo il consenso, vogliamo piacere. Scriviamo certo per noi stessi, o almeno lo faccio io, ma poi vogliamo esser letti, compresi, condivisi. I librai sono i nostri primi lettori, anzi i secondi, dopo il nostro editor. Però sono i primi lettori pubblici, quelli che poi ai lettori che i libri li comprano devono rivolgersi.

Ricordo il giorno che mi chiamò un libraio di Udine che non conoscevo e mi propose di presentare il libro. Lo stavo ancora scrivendo; anzi, ero in alto mare. Ma lui aveva ricevuto il folder dall’editore, con la copertina e la sinossi, e mi aveva scelta. Mi aveva voluta. Gli dissì di sì, anzi gli dissi forse. Per scaramanzia. Ma la sua telefonata fu un incoraggiamento, un invito a farcela, un riconoscimento. Un premio.

Poi mi ricordo le libraie di Albignasego, a Padova. Il loro è stato l’unico invito da una libreria di catena, in un centro commerciale. Mi chiamarono fra le prime, entusiaste. Il libro era uscito da poche settimane, ero frastornata. Vedevo le pile dei libri dei grandi editori, i nomi famosi. Chi avrebbe voluto leggere il mio? “Ne abbiamo già venduti una ventina” mi dissero. Chiesi notizie sulle vendite dello scrittorone del momento. “Neanche uno”. Ohibò. La sfiducia mi era passata. Viva le libraie, e grazie per l’incoraggiamento.

Oggi a Verona incontrerò Luigi Licci della libreria Gulliver che mi ha invitato molti mesi fa per organizzare un incontro ben fatto e ben organizzato. Ha coinvolto il Cai, il Museo Africano che ci ospiterà, e poi Claudio Visentin della Scuola di Viaggio, a cui devo una delle recensioni più importanti del mio libro, uscita sul Domenicale del Sole 24 Ore. Luigi è uno dei librai che al mio libro ha dedicato parole e attenzione, che lo ha proposto e promosso, con mia infinita riconoscenza.

In Italia escono ogni anno 65 mila libri. Come faremmo noi scrittori piccoli e indipendenti, non muniti di agente letterario né di sponsor alle spalle, a trovare la strada verso i lettori, quelli a cui piacciamo e che piacciono a noi? Come faremmo noi scrittori senza i librai? Va bene il web, va bene l’autopromozione, va benissimo la sensibile attività di marketing che i piccoli editori svolgono. Ma, davvero, pensiamo che basti?

E, soprattutto: come farebbero i lettori senza i librai? Farebbero come i fiori senza le api, aspettando che sia il vento a impollinarli, e non un alacre e intelligente essere pensante che sa dove posarsi e pure quando e come. A poco a poco scomparirebbero i fiori e scomparirebbero pure i lettori.

W le api! W i lettori! W i librai!

Ci vediamo oggi alle 20 e 30, con Luigi Licci e Claudio Visentini, assieme al Cai, al Museo Africano di Verona.

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