È stato come volare partecipare al Detour Film Festival a Padova, ospite della libreria Pangea. Un incontro con tanta gente, un bel pubblico. Attento, amico, curioso, stimolante, simpatico, Ho avuto un giorno per visitare la città. Ho fatto in fretta: c’era il sole, faceva caldo. Ho camminato da Prato della Valle al Duomo, dagli Scrovegni (ma la cappella era chiusa, anzi nei weekend apre solo di notte – ? – e su prenotazione) alla basilica del Santo, sant’Antonio da Padova appunto, che mi è piaciuta molto perché aperta, ospitale, generosa. Bella: nelle proporzioni e nei colori. Maestosa. Ho visto una donna svenire toccando la tomba di Antonio, la pietra nera in un trionfo di marmo bianco. Molto scenografico. Molto emozionante. L’hanno portata via, la donna, solerti infermieri che erano pronti all’ingresso. Sono abituati: succede spesso.
A Pangea libreria c’era tanta gente, non c’erano abbastanza sedie. Eppure c’erano vari incontri in contemporanea – Albinati, Cirri, Crepet – e film, essendo il Detour un festival di cinema. Merito, senza dubbio, del libraio se da noi – ero con Paolo Ciampi – sono venuti in più di 60, ed era sabato pomeriggio, ed era un sabato di sole.
Giandomenico, il libraio, mi ha dato un passaggio in stazione sulla sua bicicletta, altrimenti a piedi non ce l’avrei mai fatta. Era l’ultimo treno della sera, e a casa a Milano i miei animali mi aspettavano. Abbiamo volato oltre autobus e sensi unici, ce l’abbiamo fatta. Sul binario il locale era puntuale, ho cambiato a Verona. Niente Frecciarossa a quell’ora: troppo tardi o troppo cari. E non erano che le 20 e 30.
Ho continuato a pensare alla corsa in bicicletta mentre viaggiavo per Milano nelle carrozze regionali (che hanno un vantaggio: fermano sotto casa, visto che abito a Lambrate). Mi ha fatto sentire leggera, è stato divertente. Ho pensato: andare a Padova è come volare.