Cipro, fra Dio e Dioniso, traffici e rovine

Ogni tanto, una palla da golf atterra nel pollaio del monastero. Ma padre Barnabas, che abita da solo nel chiostro duecentesco di Stavros tis Minthis, a Tsada, ormai c’è abituato. E anche le sue galline. All’inizio, il monaco accoglieva i golfisti come pellegrini: usciva dalle mura con un cestino di frutta, li invitava ad assaggiare un bicchiere di vino, com’è tradizione degli ospitalissimi luoghi di fede di queste parti. Ma i golfisti, quasi tutti turisti inglesi e tedeschi, mostravano chiaramente di avere più a cuore il punteggio di qualsivoglia contatto con la storia e la religione del posto, men che meno con la rivelazione divina. Ora padre Barnabas se ne sta chiuso fra le sue mura bianche, gli aranci e le viti a pergola, l’altare cinquecentesco zeppo di icone ben restaurate. Per carità, se bussate vi accoglie con un largo sorriso e vi offre uno squisito caffè, si mette in posa per le foto e alle donne strappa una profumatissima rosa di Damasco del giardino. Ma ormai sa che da questa inattesa popolarità non si deve aspettare né fede, né particolare carità. O simpatia.
Siamo sopra Pafos, che fu capitale in epoca greca e romana, dove Cipro mostra a tratti il suo splendore di isola rigogliosa e selvaggia. Per il resto, è un immenso giardino coltivato: ulivi e viti tappezzano il paesaggio che degrada verso la costa. Un buon punto di osservazione è la terrazza del monastero di Chrissorogiatissa: il vescovo Dionysios si vanta del tesoro ecclesiastico di argenti che custodisce ma anche del “vino squisito” che i monaci producono.
Il turismo a Cipro – un destino ineluttabile per il clima caldo, il mare blu-turchese e un sacco di altri optional, tipo cinquemila anni di storia ben documentata -, non ha spiazzato chi per secoli ha vissuto di fede e di agricoltura. Fino a ieri, i ritmi erano segnati dalla natura. In tutti i sensi. “Negli anni Sessanta, non erano molti i villaggi ad avere la corrente elettrica”, ricorda Zenon Zenonos, nome da profeta per una delle più esperte guide naturalistiche dell’isola, ambientalista e poliglotta, “mentre adesso abbiamo sulla costa più hotel a cinque stelle di molte località turistiche d’Europa”. La natura qui ha ritmi incalzanti, e generosi: per esempio in aprile il grano è già maturo, e si miete, mentre l’uva può crescere fino a mille 500 metri. Piove poco, è vero (e infatti a giugno si celebra nelle strade il Kataklysmos, la festa del diluvio). Ma “il segreto sta nel far sviluppare i tralci bassi e compatti, quasi rasoterra. Così berranno meno e prenderanno la frescura dal suolo”, spiega Zenon, mentre accompagna i turisti in fuoristrada e mostra i curiosi filari a perdita d’occhio.
A Cipro i residence, gli alberghi, le superstrade crescono sì più veloci del grano ma, oltre a fare i conti con un’agricoltura tenace, devono farsi largo fra tesori preziosi e antichissimi. Dove si scava, qui, si trova qualcosa. Egiziani, greci, romani, arabi, templari, francesi, veneziani, ottomani, hanno lasciato edifici e testimonianze ovunque. E prima di loro, gli uomini dall’età della Pietra, cinquemila anni fa, hanno creato straordinari idoli con le braccia aperte a forma di croce, con monili al collo scolpiti minuziosamente, e altre figure buffe in curiose posizioni e fogge (la collezione più ampia è al museo di Nicosia).
Tutta la zona a lato del porto di Pafos, la città vecchia, è un enorme parco archeologico, in parte ancora da scavare, con le rovine di un palazzo lusignano ( i signori francesi che governarono per quasi 300 anni: l’ultimo sposò Caterina Cornaro, che nel 1489 consegnò l’isola a Venezia) e stupendi mosaici romani, in ville attorno all’impluvium, che celebravano gli dèi dell’Olimpo. Il governatore di Cipro fu il primo dell’Impero a convertirsi al Cristianesimo, ma dentro queste stanze trionfavano ancora Dioniso, Zeus e i miti più goderecci. Da Kurion, il magnifico teatro greco che si apre verso il mare con i resti della città-stato e vicino il tempio di Apollo, a Larnaca, città di San Lazzaro, che qui divenne vescovo ed è sepolto, Cipro è un continuo rimando fra fede e mito, fra antichità e leggenda. Nel castello di Limassol, capitale del vino e patria di una sfilza di grandi alberghi, le cronache dicono che nel 1191 Riccardo Cuor di Leone sposò Berengaria di Navarra. Ce n’è di che fantasticare, mentre si sorseggia un brandy sour, localissimo cocktail, sul lungomare affollato. Vicino alla spiaggia di Coral Bay, un promontorio conserva le fondamenta di una città micenea. Dentro la roccia, un architetto italiano, Andrea Bruno, ha progettato il museo di Maa Palaiocastro. Spunta solo il tetto circolare di bronzo, come un disco volante appoggiato sulla pietra erosa dal vento e dall’acqua, quasi a indicare la strada da seguire: il futuro sapiente che si collega al passato.
Proseguendo lungo la costa ovest, la natura prende il sopravvento. La penisola di Akamas è una grande riserva protetta, con più di 500 piante diverse (e 40 specie di orchidee selvatiche). Rocce bianche che scendono al mare, boschi di pini e distese di macchia profumata nascondono sentieri da fare a piedi o in bicicletta. Petros Ioannou affitta mountain-bike, va a prendere i turisti negli alberghi e li deposita in cima alla collina, muniti di due ruote. “Il percorso più bello è giù fino alla baia di Lara, dove si riproducono le tartarughe”, spiega. Non è facile arrivarci, ma vale la pena. “Le tartarughe marine – racconta – arrivano di notte a giugno, scavano una buca nella sabbia e depositano migliaia di uova che in due mesi, sotto il sole, maturano”. Nascono di notte (per questo è vietato campeggiare nella zona e bisogna lasciare la spiaggia almeno un’ora prima del tramonto) e “vanno verso la luce, ovvero il chiarore del mare sotto la luna: ecco perché ristoranti e night club rappresentano un pericolo mortale”.
I sentieri del trekking salgono poi fino alla foresta di Pafos, alla magnifica Valle dei Cedri, patria dei timidi mufloni: 50 mila alberi (sono 200 mila in tutta l’isola) che nel 1907 Churchill scoprì e cominciò a rinfoltire per mandarci in vacanza i nobili inglesi. O percorrono il sentiero di Kaledonia, guadando il torrente Kryos fino a giungere sotto la cascata. Uno dei punti di partenza è Agros: il Rodon hotel “è stato costruito da tutti gli abitanti del paese in cooperativa”, spiega il direttore Lefkos Christodoulou che ha anche tracciato molti sentieri della zona.
Se ad Akamas faceva il bagno Afrodite (e infatti c’è una visitatissima pozza che però non regge in confronto con il mito), Petra Tou Romiou, è il punto di mare dove Venere è nata, anzi è emersa, proprio come la dipinse Botticelli, dalla schiuma del mare su una conchiglia (la genesi invece è rivendicata dalla greca Citera). Un bellissimo scorcio di Mediterraneo, dove gli innamorati lasciano sui rami fazzoletti votivi (come alle catacombe di Agia Salomoni, ma quelle sono preghiere) e dove, guarda caso, sta sorgendo il più colossale complesso turistico dell’isola, Aphrodite Hills. Su oltre 230 ettari “con più di ottocento ville attorno a un campo da golf da campionato che aprirà a settembre”, racconta Michael Scagnetto, nato a Gibilterra da famiglia di origine genovese. E molte altre amenità, fra cui, visto che siamo a casa della dea della bellezza, un enorme centro per la cura del corpo.
Lo splendore di certi business rivela un segreto ben protetto di Cipro: la sua anima affaristica e commerciale, che ha sostituito Beirut come crocevia di traffici fra Occidente e Oriente, ora anche con la Russia (una delle comunità più numerose a Cipro) per business non sempre alla luce del sole ma molto, molto redditizi. Fra i mille più ricchi del Regno Unito, ben 6 sono ciprioti, non male per una Paese che conta solo 720 mila abitanti. Paradossalmente, lo sviluppo più forte è venuto non all’indomani della nascita della Repubblica dell’arcivescovo Makarios, nel 1960 primo presidente, un religioso e patriota che non si pose mai il problema del conflitto fra fede e politica, bensì negli anni Ottanta, per rispondere a una tragedia: l’invasione di un terzo del territorio da parte dell’esercito turco, avvenuta nel 1974 dopo un tentativo di colpo di stato della Grecia dei colonnelli. Ancora oggi la capitale Nicosia, fiera “città stellata” dei veneziani, con le mura intatte, lunghe 4 chilometri e mezzo e dai caratteristici bastioni a punta, resta divisa a metà dalla “green line”, controllata dall’Onu. Nei caratteristici bar, da una parte si beve caffè greco, dall’altra turco: in realtà sono uguali, “ma andate a chiedere un caffè turco qui da noi: vi sbatteranno la porta in faccia”, scherza, ma non troppo, Costas Charalambouf, guida dell’Ente del turismo. Lo sviluppo, favorito da incentivi del governo e valuta estera, ha normalizzato la situazione, pacificato gli animi (anche se i rancori comprensibilmente restano), portando benessere e stabilità.
Tutti hanno beneficiato e la Chiesa non è rimasta a guardare: il campo di golf di Tsada è suo, ma anche svariate partecipazioni societarie. D’altro canto, qui il “papàs”, il parroco, è il punto di riferimento del villaggio ma è anche un uomo del popolo: si sposa e di solito ha molti figli. La chiesa ortodossa ammette tre matrimoni: “Ci si può anche sbagliare, no?”, dice con un sorriso padre Stilianos, della chiesa di Panagia Tou Araka, a Lagouthera, fra quelle protette dall’Unesco, un gioiello fra i monti, con affreschi del 1152, commissionati da Bisanzio, meravigliosi, restaurati dagli “amici americani”: Gesù Bambino, in braccio alla Madonna, porta l’orecchino. “Lo mettevano ai figli unici” spiega il prete. Divino? Più umano di così…

Come andarci: la compagnia di bandiera, Cyprus Airways, opera in collegamento con Alitalia ha voli che partono da Roma (martedì, giovedì, domenica) e Milano (lunedì, mercoledì, venerdì e sabato) per Larnaca; circa tre ore e mezza la durata, il costo per l’andata e ritorno parte da 336 euro. Per informazioni, è appena stato creato un numero verde: 848 883300

Dove dormire: Hotel Coral Beach, 5 stelle, Coral Bay, Pafos. Ottima posizione, elegante ma informale, preferito dagli italiani, offre zona Vip, con suite e lounge privata, e zona residence, con family room a due piani e area bambini separata dal resto dell’albergo. Prezzi a partire da 95 euro a testa per una doppia affacciata al mare. Tel 00357 26 621701, e-mail: coral@coral.com.cy . Hotel Rodon, 3 stelle, Agros, monti Troodos. Perfetto per escusioni, è punto di partenza di trekking e gite in fuoristrada. Una doppia con colazione costa 35 euro a persona. Tel 00357 25 521201, e-mail: rodon@spidernet.com.cy . Case tradizionali: l’ente del turismo offre una pratica guida con foto e prezzi di abitazioni caratteristiche e locande agrituristiche nelle principali località. Ente nazionale per il turismo di Cipro, Milano, telefono 02-58319835, e-mail info@turismocipro.it.

Dove mangiare: le taverne sono le trattorie dove assaggiare i piatti tipici: ordinare un “mezé” vuol dire assaggiare fra i 10 e 20 piatti delle specialità locali, dal formaggio halloumi arrostito alla brace alle polpettine con le erbe, alla caratteristica insalata greca con il formaggio di capra e il coriandolo. I vini sono molto buoni, sia bianchi sia rossi. Il caffè viene fatto nel pentolino lasciando depositare i fondi. Il soutzouko è un dolce tipico e popolare, a forma di salsiccia, con frutta secca ricoperta di una gelatina di mosto.

Escursioni e sport. Per gite in jeep, trekking e mountain bike: Exalt, Po box 60337, 8041 Pafos, tel.00 357 26 943803, (e-mail: exalt@libratours.com); Jalos Activ, Po box 66198, 8831 Polis, 00 357 26 322416,
(jalos.activ@cytanet.com.cy). Golf: Cyprus Golf resorts (Tsada e Secret Valley) 00 357 26 642774
(www.cyprusgolf.com); Aphrodite Hills, 00 357 25 316560
(www.aphroditehills.com). L’ente del turismo ha elaborato due guide sui sentieri di Cipro, e sui percorsi cicloturistici, e un volumetto con tutti gli indirizzi utili per ogni attività (telefono 02-58319835, oppure il sito in inglese, www.visitcyprus.org.cy).

Alessandra Beltrame
Anna, 2004.

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