Irlanda del Nord, la guerra non abita più qui

C’è ancora un muro, a Belfast, che divide i quartieri protestanti da quelli cattolici. Ma adesso si fermano i pullmann dei turisti per scattare foto e per farsi spiegare dalla guida che qui, un tempo, le macchine giravano con lamiere d’acciaio al posto dei finestrini e ai pub avevano tolto le vetrate per evitare che sassi e pallottole vaganti trasformassero una bevuta in compagnia in una tragedia. Non è più così, da un pezzo. Esattamente dal giorno di Venerdì Santo del 1998, quando cattolici, protestanti, inglesi e irlandesi si alzarono dal grande tavolo delle trattative durate mesi e decisero di avviare il processo di pace. Ma Belfast, e l’Irlanda del Nord, ancora oggi, per chi non le conosce, hanno un suono sinistro. Nonostante ormai, sintetizza Fionnula O’Connor, giovane imprenditrice di software seduta in un caffè di Great Victoria Street, arteria commerciale del centro, “qui si vedono più Bmw che utilitarie”. Ogni mese apre un nuovo locale: super chic, super trendy, super frequentato. Il “Golden Mile”, o “Goldinn Mile”, come lo pronunciano gli irlandesi, la via dei nuovi pub e dei ritrovi notturni, fa invidia al quartiere dublinese di Temple Bar, nota mecca del divertimento giovanile. Il centro di Belfast, fino a pochi anni fa malfamato e decrepito, ha rinnovato con grandi interventi urbanistici e belle ristrutturazioni i fasti di fine Ottocento-inizio secolo, quando la città, in posizione invidiabile sull’estuario del fiume Lagan e incorniciata di colline, era la seconda della Corona inglese. Non che in questi anni siano mancati i problemi: la violenza si è manifestata, soprattutto subito dopo gli accordi di pace, svariate molte. Ma intanto è tornata la fiducia. Sono rinati gli antichi edifici vittoriani e georgiani, dai palazzi ai vecchi magazzini portuali, diventati hotel o centri culturali. E il nuovo Waterfront Hall, auditorium dal design circolare, che si affaccia sulla bocca del fiume verso il porto, è diventato, assieme al mega multicentro Odyssey, inaugurato per il Millennio, il luccicante simbolo della rinascita della città.

Da Londra si organizzano week end diretti alla movida nordirlandese (le compagnie a basso prezzo Go ed Easyjet hanno collegamenti quotidiani): come accade sempre dopo anni di crisi, la gente ha voglia di divertirsi. Ed è noto che gli irlandesi lo sanno fare a meraviglia. Anche i nordirlandesi. “A volte gli stranieri fanno confusione e ci chiedono se siamo inglesi”, avverte Ken McElroy, poeta e commediografo di Belfast, “invece siamo irlandesi, eccome. Nei pregi, che sono tanti, e nei difetti, che non mancano”. Fra i primi: “Ci piace lavorare sodo e abbiamo un’ottima formazione accademica: da vent’anni i nostri studenti ottengono i migliori A-levels” (i voti degli esami al termine della scuola dell’obbligo, ndr) più alti di tutta la Gran Bretagna, mentre Queen’s è una delle migliori università, fa il paio con Trinity a Dublino”. Fra i secondi: “Siamo testardi, passionali e amiamo fare baldoria, dopo il lavoro ovviamente”. Elemento essenziale è la birra Guinness, da bere rigorosamente alla spina, anche per signore, meglio se nobilitata da un piatto di ostriche, che qui abbondano e hanno un prezzo ragionevole. Nata a Dublino, la nera Guinness è una vera gloria nazionale, sia per i considerevoli introiti che procura la fabbrica, sia per la munificenza delle sponsorizzazione che gli eredi Guinness spandono a piene mani su eventi, iniziative culturali, festival. Come il Belfast Festival, il più famoso e ricco dell’Irlanda del nord, che quest’autunno (termina il 10 novembre) offrirà più di mille rappresentazioni, concerti, proiezioni e mostre in tutta la città (www.belfastfestival.com).
Il boom hi-tech dell’Irlanda, che ha trasformato in dieci anni l’isola da cenerentola d’Europa a capitale del nuovo business, con un tasso di crescita da favola (7-8 % all’anno), rallentato solo dall’effetto 11-settembre, ha portato bene anche al nord, che una volta era economicamente fortissimo (Belfast aveva i cantieri navali più grandi del mondo: ci fu costruito il Titanic e una mostra ai docks racconta la sua storia) ma che trent’anni di guerra civile avevano devastato. La gente fuggiva, andava a lavorare in Inghilterra, ma anche in Germania, Scandinavia e, se poteva, negli Stati Uniti. Ma adesso ritorna, eccome, favorita anche dai costi competitivi delle case, e da nuove opportunità di lavoro. Tanti sono ritornati, anche dall’America, figli o nipoti “dei 45 milioni di americani originari di qui che se ne andarono ai tempi della grande carestia di metà Ottocento e dopo”, spiegano all’Ulster-American Folk Park di Castletown, nella contea di Tyrone. Ben 7 dei primi 21 presidenti Usa provenivano da famiglie dell’isola, “quasi tutte del nord”, rimarca McElroy.
L’orgoglio irlandese non si smentisce, e sta contribuendo non poco alla rinascita dell’Ulster britannico (le 6 province rimaste al Regno Unito dopo la nascita della Repubblica irlandese nel 1922), anche adesso che c’è stato un brusco stop al faticoso processo di pace in corso. Il Primo ministro Tony Blair ha infatti sospeso lunedì 14 ottobre il Parlamento autonomo, che dal ’99 legiferava e governava con la formula del “power-sharing”, in prospettiva di un’ulteriore devoluzione dei poteri a cui stanno contribuendo protestanti e cattolici assieme al governo. Lo ha fatto anticipando il primo ministro nordirlandese, David Trimble, premio Nobel per la pace nel ’98, che stava per aprire la crisi di governo. Il partito unionista di Trimble accusa infatti il suo alleato, il cattolico Sinn Fein, pure al governo, di non rispettare i patti e di continuare a intrattenere rapporti sospetti con i terroristi dell’Ira. All’inizio di ottobre una perquisizione della polizia a Stormont, il palazzo sede del Parlamento, ha rivelato una presunta rete di spionaggio manovrata dall’Ira attraverso gli uffici del partito cattolico. Il Sinn Fein non ci sta: “Il problema non è la nostra affidabilità, che è fuori discussione”, accusa Gerry Adams, presidente del partito, durante un incontro per la difesa della lingua gaelica in Falls road, cuore del quartiere cattolico di Belfast, “ma che una parte degli unionisti non vuole più l’accordo del ’98. E sta cercando in tutti i modi di screditarci”. Al di là dei proclami bellicosi, però, la gente scommette su un futuro pacifico. “Ho smesso da un pezzo di credere ai nostri politici, però adesso credo in un futuro per la mia gente”, afferma risoluta Terry Donaghy, che è ritornata a vivere qui con una figlia di 12 anni dopo 15 anni passati in Germania. E non si scoraggia nemmeno per episodi recenti che hanno fatto scalpore, come quello dei bambini minacciati mentre entravano a scuola. “Le provocazioni sono difficili da eliminare”, dice McElroy, che è protestante e ha molti amici cattolici, “perché in alcuni quartieri le ferite sono ancora aperte. Però gran parte di Belfast e dell’Irlanda del nord convive pacificamente, come ha sempre fatto”. I Problemi, i “Troubles”, come, con un agghiacciante eufemismo, vengono definiti i lunghi anni di guerra civile, sono nati e sono stati vissuti quasi esclusivamente nei quartieri operai, soprattutto a Belfast e Derry (o Londonderry come la chiamano gli inglesi), dove si è radicata una forte appartenenza cattolica o protestante, e sono stati alimentati dalla povertà e dalla disoccupazione. “In questi quartieri c’è un vissuto personale ancora tremendo. Le famiglie hanno perso padri, figli, parenti, ammazzati brutalmente, vittime di attentati o prelevati di notte da casa e massacrati a botte”, ricorda MacElroy. “Dalla famigerata Bloody Sunday del 1972 all’attentato di Omagh, nel ’98, qui ci sono stati 3 mila morti. Dimenticare è difficile e ogni tanto scatta la provocazione. Ma ormai il processo è irreversibile, la gente si è stancata di combattere e comincia a vedere gli effetti, anche economici, della pace”. D’altronde, “le cose non possono andare così male”, fa notare Warren Hoge sul New York Times, “se i nuovi locali aprono con vetrate sempre più grandi e luccicanti”.

E così accade che più delle scogliere selvagge di Portrush e Carnlough, o delle campagne paradisiache di Ballyclare e della contea di Down, dove è sepolto il veneratissimo San Patrizio, è a Belfast, sui luoghi della guerra civile recente, che i turisti vogliono andare, forse conquistati dalle gesta del patriota Michael Collins nel film di Neil Jordan, interpretato dal nordirlandese doc Liam Neeson (è di Ballymena, a nord di Belfast). Turisti che cercano nei murales – e nelle parole della gente che si ferma volentieri a raccontare come si viveva qui soltanto qualche anno fa – l’esperienza unica e irripetibile di un museo vivente e “in progress”.
I quartieri dei Troubles – Falls e Shankill -, sono a Belfast Ovest, a buona distanza dai nuovi palazzi di cristallo e marmo del centro, dalle eleganti zone sud e nord. A Ovest c’è la Belfast della rivoluzione industriale, dove si insediarono gli emigranti delle campagne poverissime che trovavano lavoro nelle prime fabbriche, nelle filature di lino, poi nei cantieri navali. E in mezzo alle vecchie case popolari, una uguale all’altra, di mattoncini rossi, con i balconi lindi, le tendine di pizzo, i fiori nei vasi alle finestre, c’è il “peace wall”, il muro della pace, ormai non più guardato a vista dai parà o dai gruppi paramilitari delle due parti.
I cattolici di Falls road aprono ai turisti le porte dei centri culturali e delle botteghe con generosità e simpatia: “E’ un modo per far conoscere la nostra battaglia, per ricordare i nostri morti”, spiega Pat del negozietto di memorabilia repubblicane. Shankill Road, il quartiere protestante (e dei fedeli alla Gran Bretagna) è diverso solo per i colori: prevalgono il bianco, rosso e blu della bandiera britannica, dipinti sui marciapiedi (mentre i cattolici marchiano ogni cosa con il simbolo dell’Irlanda repubblicana, un verdissimo trifoglio). E per certe vie, dietro grossi cancelli, dove le case sembrano quasi caserme, i praticelli curati e le statuine di gesso davanti a porte blindate e inferriate minacciose. Ci abitano i protestanti oltranzisti, che per la verità ora sono più in guerra tra le loro varie fazioni che contro i cattolici. Da loro è nata la moda dei murales: coloratissimi e spudorati, inneggiano a Cromwell e alla resistenza contro la Chiesa (ovvero contro la fede cattolica degli irlandesi), mostrano mastini che digrignano i denti e uomini incappucciati che imbracciano il mitra. Pure a Falls Road i murales sono bellissimi, seppur inquietanti. Spuntano da ogni angolo, sono in ogni cortile. E anche qui sono bellicosi, anche se più poetici: si parla di libertà, di spezzare le catene. E si vede spesso un uomo: ha i capelli lunghi, sorride: è Bobby Sands, il primo a morire in carcere nel 1981 per lo sciopero della fame. Con gli altri nove morti di Maze, che è appena stato chiuso e ora diventerà un museo, è diventato un martire della lotta di liberazione dei nordirlandesi. Terroristi, martiri: il confine è sottile qui a Falls Road, dove l’indipendenza dagli inglesi è una conquista che si continua a perseguire. “Ma con metodo democratico”, sottolinea Carne-Anne McAlonan, che amministra la radio in lingua gaelica del circolo McAdam O’ Fiaich. “Gli accordi del Venerdì santo includevano anche fondi per la difesa della lingua e della cultura, ma da Londra non abbiamo visto ancora nulla”. La rinascita, che è prima di tutto economica, non ha ancora baciato la periferia, né risvegliato il turismo, nonostante la costa nordirlandese sia fra le più belle dell’isola, e i prezzi (qui, a differenza dell’Eire, circola ancora la sterlina) siano abbastanza competitivi. “Se a Londra smettono di occuparsi di noi, forse qualcuno di più verrà a trovarci”, ironizza l’edicolante di Carnlough, contea di Antrim, porticciolo con scorci di costa mozzafiato. Qui si dorme (e si mangia) al Londonderry Arms, hotel che fu di Churchill. Lo aveva ereditato, assieme al quartiere circostante, da un cugino, la cui nonna, marchesa Frances Ann Vane Tempest, nella prima metà dell’Ottocento aveva creato il porto, la ferrovia e sviluppato il villaggio. Gli attuali proprietari conservano gelosamente la firma autografa dell’illustre venditore sul contratto. Risalendo verso nord, s’incontra la cittadina di Ballycastle, dove Guglielmo Marconi, che aveva sposato una nobildonna nordirlandese, compì i suoi primi esperimenti di comunicazione via radio. Di fronte, la selvaggia isola di Rathlin, con i pulcinella di mare e altre 175 specie di uccelli, numerosissimi da aprile ad agosto: ha anche una storica guesthouse, gestita dal National Trust, che offre alloggio e vitto e garantisce un soggiorno quasi da eremiti. All’orizzonte, solo il mare aperto. Da non perdere, risalendo la costa verso Derry, il porticciolo di Ballintoy e il Carrick-a-rede bridge, il ponte di corda fra la terraferma e un isolotto in mezzo al passaggio stagionale dei salmoni. E’ lungo 18 metri, sospeso sul mare a un’altezza di 24 e si raggiunge cone una camminata di un chilometro e mezzo. Viene usato dai pescatori durante l’estate, ma è diventato un’attrazione visitatissima per l’emozione di attraversarlo e il meraviglioso contorno scenografico. A pochi chilometri si possono visitare le distillerie Bushmills, le prime a produrre il whiskey (nel 1608), che in Irlanda, oltre a mantenere la “e”, che lo scozzese ha perso, si produce con tre distillazioni (sono due in Scozia e una per il Bourbon). Vicinissima è la Giant’s Causeway, il sentiero del gigante, l’attrazione più visitata d’Irlanda, fin dall’Ottocento. E’ una gigantesca formazione lavica, eruttata e raffreddatasi 60 milioni di anni fa, che ha creato decine di migliaia di esagoni di basalto che scendono fino al mare e si ritrovano poi sulla costa scozzese a 20 miglia di distanza. Poi cominciano le spiagge da far girare la testa: Downhill, White Rocks, verso Portrush, dove si veniva in vacanza in epoca vittoriana: sul suo campo da golf, un “link” interamente affacciato sull’Atlantico, nato nel 1892, si svolse nel 1895 il primo campionato femminile al di fuori dell’Inghilterra. Da Portrush si può scendere verso Ballymoney, che è famosa per la fiera agricola di giugno (in cui vengono premiate le pecore più belle e si svolgono le tradizionali gare di abilità fra i cani pastore). Un altro dei tesori naturalistici del Nord è lo Strangford Lough, a sud di Belfast, un lago salato dal clima particolarmente mite su cui si affacciano splendidi giardini, come quello di Mount Stewart House. Greyabbey è un paese di antiquari e a Portaferry si prende il traghetto per Downpatrick, terra di San Patrizio. Anche in questa zona fervono le ristrutturazioni, in vista di una ripresa turistica portata dalla scomparsa del terrorismo. E gli irlandesi, che amano profondamente la loro terra e hanno una cura particolare per gli edifici antichi, li stanno sistemando pietra su pietra. A Ballydugan, a due passi dal sepolcro di San Patrizio, un mulino costruito nel 1792 è stato trasformato in un albergo mantenendo il più possibile la struttura originaria. Il proprietario attuale, Noel Killen, ci veniva a giocare da bambino e in un anfratto aveva nascosto un penny. “E’ lì ancora oggi”, racconta, spiegando che è riuscito ad acquistarlo con i soldi guadagnati facendo il muratore e poi ci ha messo 12 anni per sistemarlo, era quasi diroccato. E adesso sta pure trasformando alcuni cottage di contadini in alloggi da affittare ai turisti. “Il futuro del nord è già cominciato, siamo in tanti a crederci. E poi guardate” dice, allargando le braccia per mostrare la splendida campagna, il romantico lago, che ricorda quello cantato da Yeats (qui nacque il padre), l’orizzonte arrossato dal sole del tramonto, “come si fa a essere pessimisti davanti a queste meraviglie?”.

1922 Nasce l’Eire, la Repubblica d’Irlanda, formata da 26 contee; le 6 del Nord, che hanno una forte componente protestante fra la popolazione, rimangono alla Gran Bretagna
1967 Nasce il Movimento per i diritti civili nordirlandese contro la discriminazione dei cattolici e la pratica del “gerrymandering” (la ridistribuzione dei collegi elettorali per garantire maggioranze protestanti al Parlamento locale).
1969 I terroristi dell’Ira (Irish Republican Army) cominciano la campagna di attentati in tutto il Nord
1971 Comincia la fase dell'”internment”, l’arresto dei sospettati senza alcuna garanzia o processo, poi ribadito da una legge speciale: molti innocenti vengono incarcerati per mesi o anni
1972 A Derry, domenica 30 gennaio, tredici manifestanti disarmati vengono uccisi dai parà inglesi mentre stanno sfilando: la strage verrà ricordata come la Bloody Sunday; il 2 febbraio, giornata di lutto nazionale in Eire, una folla inferocita incendia l’ambasciata britannica. Londra sospende il Parlamento nordirlandese.
1973 Comincia la campagna di bombe dell’Ira in Gran Bretagna con decine di vittime
1976 Nel carcere di Long Kelsh, conosciuto come The Maze (Il labirinto), comincia la protesta; nel ’78 la Gran Bretagna viene condannata dalla Corte europea dei diritti civili per trattamento inumano dei detenuti.
1981 Bobby Sands comincia lo sciopero della fame. Gli inglesi non fanno alcuna concessione; Sands muore nel carcere di Maze, seguito da altri nove detenuti.
1983 Viene eletto al parlamento britannico Gerry Adams per il partito repubblicano Sinn Fein (Ourselves Alone, “Noi da soli”)
1990 L’Ira intensifica la campagna di bombe in Nord Irlanda e Inghilterra; contemporaneamente, i gruppi protestanti oltranzisti compiono omicidi, attacchi e sequestri contro i cattolici
Agosto 1994 Facendo seguito al dialogo apertosi nel ’93 fra repubblicani e il governo inglese, l’Ira dichiara la “completa cessazione” delle attività militari, lo stesso fanno i gruppi paramilitari lealisti.
Febbraio 1996 Una enorme bomba dell’Ira esplode al Canary Wharf di Londra provocando 2 morti, decine di feriti e danni per decine di milioni di sterline.
1997 Intervengono gli Stati Uniti e in particolare Bill Clinton, che dà impulso al processo di pace riconoscendo il ruolo di Gerry Adams che accoglie negli Usa. Tony Blair, primo ministro dei laburisti dopo 18 anni, imprime un’ulteriore spinta al dialogo visitando Belfast due settimane dopo l’elezione e affidando alla concreta Mo Mowlan il ruolo di ministro per gli affari nordirlandesi. L’Ira ripristina il cessate il fuoco. Si svolgono le elezioni per formare la delegazione che si siederà al tavolo delle trattative di pace. Gerry Adams compie una storica visita a Downing Street in dicembre.
Marzo 1998 Nella contea di Armagh vengono uccisi due amici, uno protestante e l’altro cattolico. L’azione produce enorme esecrazione popolare. Blair pone un ultimatum alle trattative di pace.
Aprile 1998 Il 10 aprile, Venerdì santo, viene firmato l’accordo di pace, ratificato in maggio dal 71 per cento del consenso del popolo nordirlandese votato in un referendum.
Giugno 1998 Il Parlamento, sospeso dal ’72, viene rieletto
Luglio 1998 Muoiono tre bambini cattolici a Ballymoney nella casa data alle fiamme da fanatici lealisti alla Corona inglese il giorno della parata orangista che era stata vietata.
Agosto 1998 A Omagh un attentato dei terroristi dissidenti della “Real Ira” uccide 29 persone: è il più sanguinario dei 30 anni di conflitto. Una frenetica serie di incontri politici e con le varie fazioni riesce a evitare che la protesta non sfoci in un’altra guerra civile
Ottobre 1998 Il primo ministro David Trimble e il leader del partito nazionalista laburista John Hume ottengono il Nobel per la pace.
Dicembre 1999 Si insedia il Parlamento di Stormont. Vengono chiamati al governo 2 ministri cattolici del Sinn Fein. Comincia il processo di devolution dei poteri.
Ottobre 2002 Il Parlamento viene sospeso (è la quarta volta in due anni) e commissariato dal primo ministro inglese Tony Blair per evitare una crisi di governo. Il problema resta sempre il completo disarmo dell’Ira, ma anche la situazione dei gruppi paramilitari protestanti, fra i quali da un paio d’anni è esplosa una sanguinosa faida per il controllo del territorio, fra accuse di traffico di droga, estorsione e contrabbando. Il prossimo anno si svolgeranno le nuove elezioni.

Si può raggiungere l’Irlanda del nord dall’Italia passando da Londra con British Airways e con le compagnie aeree a basso costo Go e Easyjet (prenotabili on line: www.gofly.com, www.easyjet.com), oppure da Dublino, che dista un paio d’ore di auto o di treno, con Alitalia e Air Lingus. Il clima è mite, mai caldissimo d’estate, né particolarmente freddo d’inverno, per l’influsso della corrente del Golfo. Non nevica quasi mai e la temperatura non scende sotto lo zero. Piove molto ma il tempo varia rapidamente e non manca il sole: meno in estate, più a maggio, giugno e settembre.
A Belfast l’offerta di alberghi e alloggi economici è molto vasta: ci sono tutti gli hotel delle maggiori catene, dalla Hilton (ben 2, di cui uno, il Templepatrick, con campo di golf annesso) alla Holiday Inn, e molti bed&breakfast. Una lista completa, con prezzi e offerte, si può ottenere all’Ente del turismo irlandese, Milano, via Santa Maria Segreta 6 (tel. 02 8690543, www.irlanda-travel.com). Un albergo incluso nella lista degli edifici storici è il McCausland, hotel 4 stelle nel cuore del centro ristrutturato, ricavato da un magazzino portuale ottocentesco: appartiene alla catena degli Small Luxury Hotel, una doppia con colazione costa da 60 sterline per persona (tel.0044 28 90220200, www.mccauslandhotel.com). Una sistemazione pratica ed economica è in case private o bed&breakfast. Come la vittoriana Ravenhill Guesthouse, nella zona residenziale sud (doppia a 25 sterline, tel. 004428 90207444). Fa parte delle case segnalate da Town&Country Homes (www.townandcountry.com).
Per uno spuntino a ostriche e guinness, vale la pena passare al Crown’s, il più antico pub del nord Irlanda (risale al 1839), in Great Victoria Street, acquisito dal National Trust: banchi in legno scolpito, vetrate decorate, illuminazione a gas. Apartment, in Donegal Square, è un bar e ristorante molto frequentato, di tendenza, con vista sul City Hall. Beatrice Kennedy, su University road, vicino al Queen’s college, per una cucina irlandese pluripremiata. Deanes, su Howard Street, ristorante con stella Michelin, ha aperto anche una brasserie per pranzi veloci.
E’ stato appena creato il Belfast welcome centre, in pieno centro (47 Donegal place), di fronte al palazzo municipale: fornisce alloggio, biglietti per spettacoli, visite e tour, informazioni e ha anche un internet café, un ufficio di cambio valuta e il deposito bagagli (tel.0044 28 90246609, www.gotobelfast.com). Per eventi, mostre, spettacoli, multimedia, musica tradizionale, conviene visitare il ricchissimo sito delle arti del nord irlanda www.art.co.ni. Per vivere appieno lo spirito della città si può fare un tour nei caratteristici taxi neri, che qui sono per tradizione un mezzo di trasporto popolare perché funzionano come taxi collettivi (raccolgono clienti anche se ne hanno altri a bordo, poi si divide la spesa). Per affittarli, c’è anche un sito: www.belfastcityblacktaxitours.com, che offre pure una carrellata dei murales cattolici e protestanti più belli. Per sapere tutto della bellissima costa nord che ritorna luogo di villeggiatura: www.discovernorthernireland.com. Per farsi guidare, tour su misura con minibus con le guide Leprechaun (www.leprechauntourguiding.co.uk). Nella contea di Down, The Mill at Ballydugan, ha 11 camere e un buon ristorante: una doppia costa 32,5 sterline a persona (0044 28 44613654, www.ballyduganmill.com); verso nord, nella contea di Antrim, ci sono: il Londonderry Arms (doppia da 32,5 sterline, tel.0044 28 28885255, www.glensofantrim.com), il moderno Bayview a Portballintrae (37 sterline in doppia, tel. 0044 28 20734100, www.bayviewhotelni.com) e lo storico e raffinatissimo The Bushmills Inn, con cucina da gourmet ( camere da 44 sterline per persona, tel. 0044 28 20732339, www.bushmillsinn.com). Quasi tutti gli alberghi hanno sconti e offerte per i week-end invernali.

Alessandra Beltrame
Grazia, 2004.

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