Bellezza, coraggio. La recensione di Silvia Bergero

 

E cammina cammina la nostra eroina si trovò in un bosco al calar della notte. Sentiva i lupi aggirarsi nelle tenebre e chissà quali altre creature minacciose…

È così che iniziavano vecchie fiabe di autori famosi o inventate lì per lì da nonne estrose col compito di intrattenere e addormentare i bambini. Che nelle loro teste assonnate immaginavano loro coetanei senza paura affrontare ogni tipo di ostacolo.

Anche la protagonista di questa storia, Alessandra Beltrame (Io cammino da sola, Ediciclo Editore), si ritroverà in circostanze analoghe (a lieto fine, tranquilli), ma il contesto è piuttosto diverso. Intanto è una donna adulta e consapevole di quello che fa. E cioè camminare. Da sola. E non per spirito di avventura, no no, ma per l’atto stesso di mettersi in cammino, un passo dietro l’altro, col sole o col maltempo, accettando il dolore al piede o la carezza profumata di un venticello estivo, ascoltando i rumori della natura (o degli uomini ben più temibili), annusando il profumo di terra bagnata, sentendo il peso dello zaino, del proprio corpo.

Non è stato sempre così. Negli anni Novanta Alessandra era proprio una ragazza metropolitana, con una professione ben avviata – giornalista in testate e case editrici prestigiose – un compagno di vita con cui condivideva il lifestyle delle vacanze, dell’aperitivo con gli amici, dei viaggi. Bello, no? bello sì… ma a scadenza. C’è stato un punto di rottura, per Alessandra, che l’ha indotta a licenziarsi (sei pazza? Di questi tempi ti licenzi?), a cambiare stile di vita, a chiudersi dietro le spalle la porta del suo bell’appartamento – e non solo quella – a mettersi sulla strada e a continuare a camminare.

Non fatevi l’idea che questo sia un manuale o tantomeno la bibbia del walker convertito. La bellezza che mi ha sorpreso leggendolo riguarda il dentro, la persona e non la tecnica, l’animus e non i muscoli. Alessandra ha avuto il coraggio di dire basta a una vita che l’opprimeva, che non sentiva più sua e di fare una scelta estrema. Poi ha avuto il coraggio di raccontarla a tutti noi in un libro. Si è messa alla prova due volte, e per due volte ha vinto. Non c’è reticenza in ciò che scrive, anche quando parla di cose personalissime, sentimenti, dolori, smarrimenti. C’è invece una grande consapevolezza di sé ed è forse questo che l’aiuta a superare l’imbarazzo di rendersi vulnerabile ai nostri occhi di lettori. Vi sembra poco?

Silvia Bergero

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