Transumanza 2.0. Come una volta ma con l’app

IMG_2845

Carnia, Friuli, quota 1800 metri. La sveglia è alle 5. E’ buio pesto a Malga Losa, la più remota fra gli alpeggi della fiabesca Sauris e dell’omonimo lago. Le finestre si illuminano: è stato riavviato il generatore. Quassù non ci sono né linee elettriche né antenne. L’acqua, sorgiva, viene dal pozzo. Si salta fuori dai sacchi a pelo, ci si lava la faccia a freddo per svegliarsi e ci ritrova in cucina, dove il caffè è già pronto.

 

I sei fratelli Petris, il pastore Said (viene dal Marocco), gli amici che li aiuteranno si alternano sotto il porticato scaldandosi le mani con la tazzina calda e scrutando il cielo. Pioviggina. Quando gli occhi si abituano al buio, spunta davanti il vasto prato dell’altipiano circondato dalle cime, con in faccia il bel Col Gentile, passione degli escursionisti. Si sentono delle voci, si vedono luci avanzare: un gruppo sta arrivando da valle per dare manforte ai pastori. Si unisce a quelli che sono saliti la sera prima e hanno visto il casaro Gianni fare l’ultimo formaggio di malga della stagione: 7-8 forme, 25 chili in tutto, ricavati dai due quintali di latte della mungitura del giorno.

A parte, restano la ricotta e il burro. Poi hanno cenato e fatto anche un po’ di baldoria, prima di andare a letto per qualche ora e prepararsi alla levataccia. Sempre meglio di quelli che vengono da giù, che hanno messo la sveglia alle 3.

Con le mucche in cammino per tornare dagli alpeggi: si seguono sentieri ma anche strade asfaltate

Per tornare dagli alpeggi si seguono sentieri ma anche l’asfalto. Le mucche camminano libere guidate dai pastori.

Ma la transumanza di una mandria ha tempi e riti irrinunciabili. Le trenta vacche pezzate rosse viaggeranno oggi lungo sentieri e strade per 27 chilometri e 1200 metri di dislivello. Saranno libere, senza cavezza, dovranno essere disciplinate e attente a dove mettono le zampe. Altro modo per scendere non c’è. Sono bestioni da 5-6 quintali, possono piantarsi, o imbizzarrirsi, scivolare e precipitare in un burrone. L’abilità dei pastori è condurle con fermezza ma lasciando loro il passo e il ritmo, decidere se stare davanti o dietro nella fila, accelerare o rallentare. Quelle gravide hanno fianchi e ventri tesi e rotondi. Cammineranno più lentamente, ma cammineranno.

Gli animali hanno capito che si ritorna a casa, perché hanno sentito il suono dei campanacci, e quel rumore significa una cosa sola: si parte. Il primo rito è infatti quello di allacciare alle bestie i collari di cuoio o di legno intagliato. Tipici di questi luoghi, sono preziosi, antichi di generazioni. L’alpeggio, ancora illuminato solo dalle fioche luci artificiali, comincia a risuonare di un concerto che diventerà la colonna sonora della giornata e raggiungerà l’acme quando si entrerà nelle lunghe e antiche gallerie della stretta valle del Lumiei.

Giù verso la pianura, entrando dentro il ventre della montagna.

Giù verso la pianura, entrando e uscendo dal ventre della montagna. Per scendere a valle si fa anche così.

E’ così da centinaia d’anni, in Friuli, in Abruzzo, in Trentino, Molise, Basilicata, in Piemonte, dove sopravvivono ancora gli antichi riti delle mandrie, delle greggi che ogni estate salgono a monte e ogni autunno ridiscendono dagli alpeggi, dagli stazzi e vanno alle fattorie, alla pianura. Questa attività, che segue il respiro delle stagioni e i ritmi della natura per allevare e nutrire gli animali che producono il cibo con cui ci nutriamo, è oggi al centro di un nuovo rinascimento. Anche alimentato dagli strumenti della tecnologia. Oggi le transumanze, quelle poche e belle che sopravvivono, si possono seguire via social network, e perfino via app. Passata una generazione che ha abbandonato la campagna per la città, quella successiva ha ripreso in mano i lavori dei padri, dei nonni. Portandoli avanti con nuovi principi. Piccole realtà, allevatori con pochi capi per scelta, perché vogliono produrre come una volta, e contano sulla vendita diretta per ottenere il giusto prezzo della loro fatica. Ecco allora che i social network, il web, servono a farsi conoscere, trovare e fidelizzare un pubblico che cerca cose autentiche, genuine. Che vuole comprare alla fonte. Che vuole vedere come si produce il cibo che mette nel piatto. Da qui sono gemmati siti internet, pagine Facebook, e un fiorire di video su Youtube proprio dedicati alla transumanza, vista spesso in chiave epica, con tanto di colonne sonore a enfatizzarla, ma anche festosa, nostalgica, malinconica, in particolare per quella autunnale che scende a valle, perché preannuncia l’inverno, le giornate sempre più corte, il distacco dalla famiglia per i pastori d’Abruzzo e Molise che fino a primavera resteranno in Puglia.

 La schermata di CarniaMapp con la via del latte per arrivare agli alpeggi di Carnia.
La schermata di CarniaMapp che evidenzia gli itinerari di turismo rurale, alpeggi compresi. Sotto, una immagine di Malga Losa di Ulderica Da Pozzo..

La schermata di CarniaMapp con la via del latte per arrivare ad alcuni alpeggi. Clicchi sui luoghi e vedi i paesaggi

Oltre gli artigianali e spontanei strumenti social, ecco che arriva una forma più evoluta di trasmissione della conoscenza del paesaggio rurale e delle sue usanze. Avviene in Friuli ed è una novità assoluta. CarniaMapp è la prima applicazione per tablet (Apple e Android) a indicare, su un solido supporto cartografico, le “vie del latte” ma anche quelle delle tradizioni e della cultura. Si scarica gratuitamente grazie al sostegno di Euroleader, dinamico organismo che mette insieme opportunità europee ed energie locali. Si legge e si segue con facilità, perché gode della collaborazione della Tabacco, che dagli anni Sessanta produce impeccabili carte geografiche – amatissime dagli escursionisti quelle 1:25.000), anche digitali. L’idea, l’ispirazione viene da una fotografa, Ulderica Da Pozzo, che nel suo peregrinare decennale sui luoghi della sua infanzia, ha prodotto un immenso repertorio di immagini e conoscenze su un mondo che sta scomparendo ma che, in casi isolati, tenacemente resiste. All’Expo è andato in scena il documentario Il mondo dall’alto tratto dal suo libro Malghe e malgari. C’erano anche loro, i malgari di nuova generazione: Luca Petris, uno dei fratelli di Malga Losa, e Daniele Reputin. Hanno raccontato della passione per un mestiere antico offrendo assaggi di formaggio ricavato da latte crudo, non pastorizzato. Cose da intenditori.

Basta scaricare l’app e si apre un mondo. Una realtà aumentata che non è quella arida della Google Map, bensì un viaggio emozionale con immagini straordinarie, che tocca con sensibilità luoghi dove ci sono ancora la purezza e la cura di gesti antichi. Che si può usare per viaggiare o sfogliare come un libro fotografico. Che la app sia gratuita, poi, è un incentivo turistico e di marketing non da poco per il territorio. C’è da augurarsi che non resti un esempio isolato. Intanto, i malgari transumanti di Carnia se la godono: chi vuole comprare i loro formaggi ora sa dove trovarli. Pure se non c’è campo (in montagna, si sa, le connessioni sono spesso evanescenti): la app funziona infatti anche offline.

Alessandra Beltrame, Wired.it
Condividi su