In una notte senza sonno, le rondini, l’amore

Mi sono letto ” Io cammino da sola” bevendomelo d’un fiato in una notte senza sonno. Mi piace come descrivi i tuoi sentimenti più intimi. Mi piace il tuo passo che dà ritmo al tuo narrare. ricordare. testimoniare. Ma voglio aggiungere una cosa. Tu non cammini da sola. Se guardi bene, in fondo, ma in fondo al tuo zaino, ti stai portando appresso tutte le persone che hai incontrato nel tuo cammino.

Ho con me un paio di famiglie che sto ospitando. Sono rondini che  nidificano sui travi della mia cucina. Figli dei figli dei figli di quei migranti che per la prima volta, quattro anni fa, hanno bussato ai vetri del balcone. Come non si può dare ospitalità ad esserini che peseranno dieci grammi a testa. Che si fanno cinquemila chilometri verso l’Africa alla fine dell’estate. per poi tornare a fare all’amore qui in casa mia.
Viaggiatori. viandanti. pellegrini.
Piero, Centeno

 

“Ho incontrato i gelsi, nei piccoli giardini di Acquapendente, nella casa accogliente dove ho sostato a Centeno. I gelsi di casa mia. Quelli che un tempo nutrivano i bachi da seta. Quelli che ho visto nelle filande da bambina. Lavoro di donne. Il mestiere è scomparso, i gelsi restano a bordare i campi arati, tozzi corpi antropomorfi messi in fila a fare coreografia a beneficio dei pittori, pugni rivolti al cielo per imprecare impotenti contro l’ultima catastrofe, pronti per quella futura. Segni fatali, come gli uccelli neri che si sono alzati in volo dalla nera casa del sole e del vento. (…) Quel gelso, quei gelsi mi ricordano l’infanzia. È un passato che porto nei piedi, un tempo diverso che non è più qui, che non permane, che aveva un altro sapore e odore. E io qui, davanti a questi gelsi, mi struggo di nostalgia”.  (Io cammino da sola, pagg 145-147)

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